Enrico Lagattolla
Ormai è una certezza. Quella che ha fatto crollare il palazzo di via Lomellina lo scorso 18 settembre non è stata una fuga di gas accidentale. Lesplosione è stata provocata volontariamente. È questo lesito della consulenza tecnica disposta dal pubblico ministero Luigi Orsi, e condotta dallingegnere Massimo Bardazza e dal comandante dei vigili del fuoco Dante Pellicano. Lultimo dubbio è fugato.
Il documento consegnato al magistrato contiene tutte le analisi condotte dai consulenti incaricati di determinare cosabbia provocato la fuoriuscita di gas e poi lesplosione (la cui origine è stata individuata nellappartamento di Esmeralda Sfolcini - morta nel crollo del palazzo assieme ad altri tre inquilini - dove una delle tubature del metano era svitata, e i rubinetti del gas aperti) oltre a unanalisi sulle coperture assicurative previste in caso di esplosione provocata da un gesto suicida, per poi concludere con le risposte ai quesiti posti dal sostituto procuratore che coordina le indagini sul caso.
Il cerchio, dunque, sembra ormai chiuso. Perché anche lesame tossicologico avevano avallato la tesi del suicidio della Sfolcini. La perizia, infatti, aveva evidenziato una quantità letale di morfina nel corpo della donna, probabilmente assunta dopo aver aperto il gas.
Lindagine, quindi, si avvia alla chiusura. Il mosaico è ormai composto. Un suicidio. Il gesto tragico di una donna, un appartamento saturo di gas, unesplosione, il crollo delledificio, la morte di quattro persone. Tra queste, un bambino di sette anni.
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