Londra ricorda il 7 luglio ma senza lacrime

Londra ricorda il 7 luglio ma senza lacrime

da Londra

Qualche corona di fiori deposta dal premier Gordon Brown e dal sindaco di Londra Ken Livingstone alla stazione della metropolitana di King’s Cross, alle 8.50 del mattino, l’ora in cui esplose la prima bomba. Un breve discorso del ministro per la cultura e lo sport, Tessa Jowell, per annunciare l’installazione a Hyde Park di un monumento permanente alla memoria di quelle 52 vittime, rimaste uccise negli attacchi terroristici di due anni fa. Una cerimonia di basso profilo quella celebrata ieri a Londra per ricordare il secondo anniversario delle bombe londinesi del 7 luglio. Non fosse stato per il gran numero di agenti presenti in città e per la storia recente degli sventati attentati della settimana scorsa, avrebbe potuto essere un sabato come gli altri. E Londra ieri non avrebbe potuto essere più normale: caotica e indaffarata come sempre, il livello d’allerta sceso da critical a severe, dopo una settimana di forte tensione.
Secondo il sito dei servizi di sicurezza, un attacco terroristico rimane ancora «altamente probabile», ma la gente è tornata alla routine di sempre, la sicurezza è stata rafforzata soltanto perché il torneo di Wimbledon è giunto alla sua fase conclusiva e ieri per la città passava pure il Tour de France. Quei morti del 2005 sembrano essere stati ricordati a margine del business, quasi a far capire che si vuole andare avanti, in barba alla minaccia del terrorismo. Qualche polemica tuttavia non è mancata, anche perché si è saputo che almeno un quinto delle vittime di quel 7 luglio sta ancora attendendo un risarcimento da parte della Cica (Criminal injuries compensation authority), l’organismo preposto alla liquidazione delle richieste di indennizzo. «Siamo stati dimenticati» ha dichiarato alla vigilia dell’anniversario l’avvocato Thelma Stober che ha perso una gamba nell’esplosione di Allgate. Tra le vittime di quel giorno c’era anche un’italiana, Benedetta Ciaccia. Viveva da 10 anni nel Norfolk e avrebbe dovuto sposarsi due mesi dopo con un ragazzo musulmano. È stata sepolta con indosso l’abito delle nozze. E ieri anche i musulmani hanno voluto manifestare contro il terrorismo e in centinaia hanno sfilato a Glasgow per ribadire la propria opposizione ad Al Qaida.
Nel frattempo prosegue l’inchiesta sugli sventati attacchi terroristici di una settimana fa. Proprio ieri mattina è stato rinviato a giudizio il primo degli otto uomini arrestati in relazione agli attentati. Si tratta del medico iracheno Bilal Abdullah, accusato formalmente ieri di cospirazione finalizzata a causare esplosioni. L’uomo era stato arrestato all’aeroporto di Glasgow dopo essersi lanciato con una jeep in fiamme contro il terminal dell’edificio principale. Ieri Abdullah non ha parlato se non per pronunciare il proprio nome e confermare la data di nascita. Dovrà ripresentarsi in tribunale il 27 luglio prossimo. Due dei medici arrestati in connessione agli attentati si erano anche informati per andare a lavorare negli Stati Uniti. Scotland Yard avrebbe anche scoperto un altro gruppo di 45 medici pronti a colpire l’America che si serviva di internet per lanciare le sue deliranti minacce. Tre di loro si trovavano già sotto processo in Gran Bretagna e sono state condannati venerdì a pene che vanno dai 6 ai 10 anni di carcere. Non vi erano però legami apparenti con la cellula terroristica sospettata dei recenti attacchi.


Secondo le ultime indiscrezioni dei giornali, oltre al servizio sanitario britannico, anche quello di sicurezza sarebbe stato «inquinato» dalle cellule di Al Qaida. Ieri il Daily Mail ha rivelato che almeno otto persone che operano tutt’ora nelle forze di polizia inglesi avrebbero contatti con gruppi estremisti islamici.

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