Da Londra a Sharm, la sanguinaria regia del terrore di Al Qaida

Molti studiosi concordano: i centri operativi di Bin Laden sono ben vivi; le stesse persone hanno programmato e diretto gli ultimi attentati

Alessandra Lotti

Terrorismo. Dalla metropolitana di Londra alle spiagge assolate del Mar Rosso, ritorna sinistra l’ombra del «Principe del terrore», Osama Bin Laden e della sua rete, Al Qaida.
Interrogativi e dubbi che in queste ore stanno agitando i Bureau dell’Intelligence di mezzo mondo. Ci si chiede qual è la vera identità della mente organizzatrice degli ultimi attacchi, qual è l’esatta collocazione delle cellule che hanno materialmente eseguito i piani suicidi. Qual è, infine, il vero ruolo svolto dallo sceicco del male, Osama Bin Laden e dal suo network del male. Dalle prime indagini, il diretto coinvolgimento di Al Qaida sembra abbastanza certo. Non solo mente organizzatrice ma anche anche coordinatrice diretta nella scelta e nell’addestramento degli esecutori. Quindi mente e braccio operativo insieme.
Un cambio di rotta abbastanza netto rispetto alle tesi sviluppatesi all’indomani della strage di Madrid, l’11 marzo 2004 e quelle di Turchia, Marocco e Arabia Saudita, quando gli esperti attribuivano ad Al Qaida un ruolo di manovratore «a distanza». Ora invece la tesi che pare prevalere è un’altra: Inghilterra, Egitto, Spagna, Marocco, Arabia Saudita e Turchia rientrerebbero in uno stesso copione globale, con Bin Laden come regista. Al sanguinario giordano Al Zarqawi, andrebbe invece attribuita la scomoda paternità degli attentati in Irak. Secondo Magnus Ranstorp, direttore del Centro per studi terroristici per la violenza politica di St. Andrews, Scozia, «Londra e Sharm hanno in comune le persone che hanno programmato e diretto i piani». Per il principe Turki al Faisal, neo ambasciatore saudita negli Stati Uniti ed ex direttore dell’intelligence del regno di Riad «tutti questi gruppi di terroristi mantengono un legame con Bin Laden o attraverso intermediari o con incontri segreti nelle zone di confine tra Afghanistan e Pakistan».
Per altri specialisti di strategie terroristiche, Al Qaida potrebbe invece aver dato vita ad un cambio di strategia nel medio periodo. Dopo gli attentati dell’11 settembre, il network del terrore avrebbe scelto di operare a distanza, delocalizzando piani e miliziani «operativi» ed essere così più agevolmente in grado di far fronte all’ovvia controffensiva del mondo civile. Arretramento quindi, ma solo temporaneamente. Giusto il tempo per riorganizzarsi in vista di una nuova stagione di attacchi. Quelli degli ultimi giorni, verrebbe da pensare.
Ciò che è certo è che i centri operativi di Al Qaida sono ben vivi, nonostante le catture e le uccisioni dei suoi caporali dopo l’11 settembre.

Lo scenario delineato dagli analisti affianca ad un Osama che potrebbe agire nelle tenebre, una inquietante certezza: la sua Rete è ancora capace di operare in tutto il mondo, reclutando gruppi terroristici locali e no. Purtroppo.

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