Nanni Scaglia
da Jerez
Questa volta si è perfino emozionato. «Sì, due lacrime di gioia le ho versate», ammette Loris Capirossi, uno che ha un cuore grande così ma difficilmente lascia spazio ai sentimentalismi. Ma era dal 1999, dai tempi della Honda 250, che non gli riusciva di vincere la gara inaugurale della stagione e la sua commozione dopo aver trionfato a Jerez è quindi più evidente. «Dire che era un sogno conquistare il primo GP stagionale sarebbe troppo, perché dopo i test invernali e dopo la pole di sabato sapevo di essere competitivo, ma era sicuramente un obiettivo molto lontano». Con il tempo, Loris ha smesso di fare proclami e le tante sfortune patite in passato lo hanno cambiato, tranquillizzato, così come l'età lo ha reso più maturo. Un mutamento radicale, che si prolunga anche in pista, dove Capirossi sembra un altro pilota rispetto a qualche stagione fa. Soltanto la grinta è rimasta quella del debutto. Adesso, al diciassettesimo anno di mondiale, Loris è finalmente in grado di controllare le emozioni e di gestire la gara da grandissimo campione. Il nuovo Capirossi, se si può dire così, non sbaglia nulla, sa quando è il momento di forzare e quando bisogna controllare, quando è necessario domare la moto per le corna, come se fosse un toro, quando è meglio andare via puliti.
La vittoria di ieri è stata proprio un capolavoro di tattica, di guida, di velocità, di gestione della gara. Pronti via e Loris era già davanti a dettare il ritmo, lontano dai pericoli della prima curva, quando l'adrenalina spinge qualcuno a tentare manovre impossibili, come ha fatto Toni Elias, che nella foga ha tamponato Rossi, finito così fuori gioco dopo poche centinaia di metri. Capirossi non poteva saperlo, ma non avendo paura di niente e di nessuno ha pensato solamente a imporre il proprio ritmo.
«Per la verità - ripercorre il GP - all'inizio non volevo forzare, per non rovinare troppo le gomme. Ma dopo due giri avevo già più di un secondo e mezzo di vantaggio». Gibernau, il suo compagno di squadra, un altro che avrebbe potuto dargli fastidio, non era lontanissimo: dopo essere stato il più veloce nel warm up, lo spagnolo era pronto a giocarsi la vittoria con il compagno, ma nel corso del secondo giro la sua Ducati ha avuto improvvisamente un problema al sensore elettronico del cambio, costringendolo al ritiro nel passaggio successivo.
«Dai box - riprende il racconto Capirossi - mi hanno segnalato che Rossi e Gibernau erano fuori e a quel punto ho fatto la mia gara tranquillo. Mi dispiace per Sete, ci saremmo potuti giocare la vittoria tra noi: in alcuni punti era più forte lui, in altri io». Fa quasi tenerezza, Loris, quando dice di aver fatto una gara tranquilla. La sua Ducati si muoveva da tutte le parti ed erano più le volte che Capirossi era di traverso che dritto («ma a me piace così»).
E a rendere tutt'altro che noiosa la cavalcata del pilota italiano, ci ha pensato Daniel Pedrosa, già grandissimo nonostante fosse al debutto nella MotoGP. In rimonta dalla settima posizione nella quale ha finito il primo giro, Daniel è arrivato fino a un decimo da Loris, prima di alzare bandiera bianca a tre giri dalla fine, annichilito dalla strapotere Ducati-Capirossi.
«Mi hanno segnalato che Pedrosa stava rimontando e così ho preferito rallentare per conservare le gomme. Quando lui si è avvicinato, ho ripreso a spingere e ho visto che guadagnavo qualche decimo a ogni passaggio. Ho capito che ormai era fatta». Ed è stato il tripudio, per Loris e per la Ducati, mai al comando della classifica della MotoGP.
«Erano 60 o 70 anni - celia Capirossi - che non mi riusciva di essere in testa al mondiale... Sarebbe anche ora che ce la mettessi tutta per realizzare il sogno di vincere il titolo. Mi sento in forma, sono un ragazzino, non ho paura di nessuno. E lo sanno anche gli altri».
Se le gomme Bridgestone dimostreranno per tutto il mondiale la stessa competitività fatta vedere a Jerez, allora le possibilità di vedere Capirossi sempre protagonista sono davvero elevate.
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