Ogni anno è una magia che si rinnova. Sì, perché magiche, per grandi e piccoli, sono le gesta dei paladini, rappresentate in scena con una maestria senza pari che si tramanda da secoli, da chi ancora perpetua la tradizione dell'opera dei pupi. Quest'anno, in particolare, sarà un poema cavalleresco per eccellenza, l'Orlando furioso di Ludovico Ariosto, il filo conduttore di tutte le rappresentazioni, che vedranno sul palco le migliore compagnie di tutta la Sicilia.
Torna anche quest'anno, dal 19 novembre al 7 dicembre, il Festival di Morgana, la kermesse che ogni anno - questa è l'edizione numero 34 - raccoglie al Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino di Palermo, il meglio della produzione del settore. Al Mima - questo l'acronimo del museo, la cui associazione ha ottenuto il riconoscimento dell'Unesco come Capolavoro del patrimonio orale e immateriale dell'umanità per l'opera dei pupi siciliani - si ritroveranno compagnie di pupari, ensemble musicali, e attori - da Gigi Lo Cascio a Salvo Piparo, da Davide Enia a Vincenzo Pirrotta - di tutta la Sicilia. Filo conduttore, come si diceva, l'Orlando Furioso. «La narrativa cavalleresca - spiega l'antropologo Rosario Perricone, da anni direttore artistico del Festival e neo direttore del Museo Pasqualino - ha costituito per le classi popolari siciliane un nucleo immaginario disponibile al gioco delle rielaborazioni fantastiche e contrastanti. La funzione e l'efficacia dei suoi simboli, personaggi, avvenimenti e oggetti si spingeva molto al di là della semplice rappresentazione teatrale e diventava molto spesso modello di vita. Essa costituiva anche un punto di collegamento della cultura popolare con quella delle élite che onora fra i classici della letteratura i poemi del Pulci, del Boiardo, dell'Ariosto e del Tasso. E proprio su questo punto di contatto tra "colto" e "popolare" si è incentrato il Festival di Morgana. Un Festival - aggiunge il direttore Perricone - attraverso il quale il Museo Pasqualino ancora di più sottolinea l'importanza del suo impegno nella conservazione delle tradizioni popolari.
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