Lou Reed, instancabile «esploratore»

Simone Mercurio

È da sempre una vera scommessa immaginare cosa può succedere quando sul palco sale Lou Reed. E anche questa sera dovremo aspettare le 21 per vedere che scaletta proporrà il celebre musicista americano impegnato nella tappa romana (all’Auditorium Parco della Musica sala Santa Cecilia) del suo nuovo tour mondiale. Reed, ex Velvet Underground, non è un artista come gli altri, anzi se c’è qualcosa che proprio non gli interessa e che non condivide sono le logiche promozionali imposte dalle case discografiche. Dopo la straordinaria esibizione di tre anni fa alla cavea del Parco della Musica, Lou Reed torna a Roma per suonare nella Sala Santa Cecilia. Senza dischi, video e dvd in promozione, il musicista ha deciso che è giunto il momento di tornare sul palco, imbracciare la chitarra, affiancare i suoi compagni di mille avventure rock - Mike Rathke, Fernando Saunders, Tony Smith, Rob Wasserman - e di dare vita a un tour più lungo di quelli degli ultimi anni.
«Mi sta a cuore soltanto la musica - ha sentenziato l’artista americano recentemente -. Ho sempre creduto di avere qualcosa di importante da dire e l’ho detto. È per questo che sono sopravvissuto, perché ancora credo di avere qualcosa da dire. Il mio Dio è il rock’n’roll. È un potere oscuro che ti può cambiare la vita». Lo scorso giugno, Lou Reed si è esibito al Wiltern Theatre di Los Angeles e lo studio di registrazione mobile Westwood One ha registrato l’intera performance. Una serata magica, come si preannuncia questa di oggi a Roma, e il programma spaziava da classici dei Velvet Underground come Heroin, Venus In Furs e All Tomorrow’s Parties a una selezione del suo più recente successo, The Raven. Con il suo ultimo lavoro, Animal Serenade, Lou Reed si è confermato come uno dei più grandi artisti della scena rock, una delle ultime figure leggendarie del rock’n’roll in grado di rinnovarsi e di mantenersi fedele alla propria visione musicale.
Con le sue storie di ordinaria follia urbana ha raccontato l’altra faccia dell’America. Con i Velvet Underground ha praticamente inventato il rock decadente. E da solista ha continuato a sperimentare nuove forme di interazione tra poesia e musica. Una leggenda vivente, dunque. Questo è oggi Lou Reed.

Ma non una leggenda che sopravvive a se stessa, bensì un artista in continua trasformazione che, da quarant’anni, mantiene intatta la voglia di emozionare e di emozionarsi; che, da quarant’anni, continua a stupire, sfornando canzoni su canzoni che dice di sentire incessantemente nella sua testa come una radio permanente.

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