Persino al vicepresidente dei deputati del Pdl, può capitare una giornata di cattiva forma. Ieri Italo Bocchino, un finiano doc, ha più o meno detto: «Non ci troverei nulla di strano ad avere un premier gay». Un premier leghista invece «è improbabile» perché «non può governare un intero Paese chi ne rappresenta solo una parte». La sintesi: meglio gay che leghista, può sembrare forzata. Ma ci aiuta a mettere in fila un piccolo ragionamento. La componente più di destra del Pdl, quella di An appunto, ha fatto passi da gigante per buttarsi alle spalle il suo passato. Nelle pagine interne si ricorda bene cosa lo stesso Fini pochi anni fa pensava dei gay: non li voleva come maestri elementari. Oggi i suoi delfini li vedono premier. Sia detto senza infingimenti: perfetto. Il ministro degli Esteri tedesco, è un liberale, gay dichiarato, e ha portato il suo partito a una forte affermazione grazie a un manifesto elettorale stupendo: meno tasse e tagli alla spesa pubblica. E però se gli eredi di Almirante si mettono oggi a ragionare come gli stessi meccanismi mentali che avevano i loro detrattori di ieri, che gli urlavano «fascisti di merda», la storia va a farsi benedire. Come si fa a escludere, diciamo così, dall’arco costituzionale i leghisti? Come è possibile che la tolleranza sia esercitata al massimo grado contro i feticci ideologici di ieri (i gay) e scompaia d’improvviso con uno degli alleati di oggi? Giova forse ricordare alcune circostanze. 1. Quando Berlusconi decide di farsi un partito in casa, anzi un po’ prima, sdogana proprio Gianfranco Fini, come candidato a sindaco di Roma. L’intuizione del berlusconismo fu proprio quella di parlare direttamente all’elettorato senza preoccuparsi della reazione del Palazzo. Oggi i beneficati di questa gigantesca operazione di pulizia ideologica sembrano dimenticarsene. Ed esercitano una spocchietta intellettuale nei confronti dei leghisti esattamente come nel passato la medesima veniva esercitata nei loro confronti. 2. La vittoria berlusconiana del 1994 avviene grazie alla saldatura del movimento leghista al Nord con la componente finiana al Centrosud. Le tre anime del governo berlusconiano sono un’invenzione vincente di 16 anni fa, non di oggi. 3. Sia i leghisti, sia gli aennini, quando hanno corso da soli a livello nazionale non hanno raggiunto un livello di consensi tale da riconoscere loro una leadership.
Tutto ciò dovrebbe far pensare gli eredi del Msi. Se poi le uscite di Bocchino hanno invece il sapore di indulgere a quel fighettismo di destra per cui le dichiarazioni si misurano solo sul politicamente corretto, beh allora la faccenda è molto più grave.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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