da Milano
Bruno Soleri, oggi 35enne, aprì il Lovenfood il 14 febbraio di due anni fa e sarebbe il caso che lo precisi nel suo sito perché scrivere «di questanno» confonde chi legge e fa pensare a un sito trascurato, aggiornato quando non cè niente altro da fare. Anche la carta del vino, corretta, non ovvia ma stringata, avrebbe bisogno di un tocco di attenzione in più. Sarò deviato dal piacere di bere bollicine, ma scegliere tra cinque o sei etichette, Prosecco e Oltrepò più un Franciacorta e uno Champagne, ma zero Trento, è in ogni caso di una limitatezza imbarazzante. Il titolare, che stimo per diversi altri motivi, ha ammesso di non stravedere lui per primo per il vino, da qui unofferta con lacune.
La cosa non mi ha stupito e una frase nel sito me lo ha confermato: «Metto solo in tavola le mie passioni, ciò che io mangerei, ciò che io mangio». Insomma, ne consegue che se lui in pratica non beve, non bevono nemmeno i clienti. Ho estremizzato sia chiaro, ma si va al Lovenfood per mangiare e non per bere, per gustare una cucina eclettica, ricchissima di spunti e di certezze asiatiche anche se non lo si può definire uninsegna etnica un po perché lItalia non è del tutto assente e un po perché la carta è lo specchio delle conoscenze acquisite dallo chef in giro per il mondo.
Non basta: si cena qui per rilassarsi in una sala tinta di blu, un blu Matisse rotto da intelligenti luci che cadono solo sul tavolo, lasciando in pratica nel semibuio lambiente attorno. Guai avere fretta.
Notarella: tra 48 ore lezione di cucina di Soleri al Kitchen in via De Amicis a Milano, 02.58102849. Il tema? Cibi crudi.
E-mail: paolo.marchi@ilgiornale.it
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