(...) alla mamma, ora al papà. Facile ironizzare sui bimbi pacco spediti avanti e indietro. La soluzione, in fondo a quellintreccio di sentimenti e affetti, non è facile. Luca nasce nel 2001 e paradossalmente i primi anni sono i più tranquilli. Forse i migliori. Il motivo è molto semplice: i genitori, che non si sono sposati, lavorano in quel periodo a Milano, e hanno poco tempo per lui. Dunque lo lasciano ai nonni paterni in Calabria. Certo, si può criticare una scelta del genere, ma questa è la realtà: Luca trascorre un lungo periodo senza problemi. Anzi, i nonni lo colmano di attenzioni, lo educano, lo mettono in contatto con altri piccoli. Luca cresce sereno, come può esserlo senza papà e mamma. Ma il peggio purtroppo deve ancora arrivare.
La coppia si sfascia, la mamma corre in Calabria e recupera Luca. Il 18 gennaio 2005 il tribunale per i minori di Catanzaro ratifica il fatto compiuto: in quel clima di lacerazione, il bene per Luca è seguire la mamma. Lei torna a Milano con il figlio, il padre intanto ha fatto modificare le serrature di casa, lingresso è sbarrato. La donna, Luca e la sorellastra, nata da una precedente relazione, vagano per la città. Ora sono i giudici di Milano a cercare di mettere ordine: ingiungono al padre di aprire le porte dellabitazione al resto della famiglia, anche se ormai il nucleo si è spaccato. Poi dosano col contagocce gli incontri fra il bambino e il papà, stabilendo che debbano avvenire in territorio neutro: sotto il controllo degli assistenti sociali.
La situazione, se possibile, peggiora. I genitori si rinfacciano responsabilità, colpe, minacce. Diventa difficile seguire la scala a chiocciola dei ricorsi, delle accuse reciproche, dei sentimenti obliqui. Sulla coppia però si abbatte come un fulmine la perizia affidata a due psicologi. Il verdetto è disarmante e affonda, anche se con modalità assai diverse, tutti e due i punti di riferimento del bambino. Un puntino nel mare della solitudine. Assai pesante la diagnosi relativa alla madre: si parla di un «grave disturbo narcisistico» e si aggiunge che il rapporto col figlio più che a far crescere in modo armonico il piccolo è la valvola di sfogo di quella personalità distorta. Per quel che riguarda il padre la fotografia scattata è impietosa: è un uomo «fragile e totalmente sottomesso».
Il tribunale per i minori di Milano legge e agisce di conseguenza. Il bambino viene affidato al Comune di Milano con lidea di trasferirlo in comunità. Una soluzione drastica, ma virtuale: una manciata di giorni prima dellesecuzione del decreto, la donna vola a Parigi. È il 29 luglio 2005 e Luca comincia una nuova vita. Dopo Catanzaro e Milano, eccolo alla terza tappa della sua sballottata esistenza. La magistratura però non accetta la soluzione. Comincia una laboriosa trattativa con i giudici francesi. Alla fine, la decisione che impone un nuovo trasloco, un nuovo ambiente e un nuovo «fuso orario» nella testa di Luca: l8 novembre 2007 sale sullaereo con la mamma e torna a Milano. Andrà a stare con papà che, passo dopo passo, è riuscito a capovolgere la situazione. La signora però non digerisce il cambiamento. «Luca stava malissimo, a Milano sarebbe morto», spiega al Giornale con le lacrime agli occhi. Il 24 novembre, approfittando di una visita, prende Luca e scappa a Parigi. Luca è una pianta che viene sradicata di continuo. Non è finita.
Dal nastro dei provvedimenti, emerge unaltra volta la destinazione Milano. Il 28 marzo Luca sale con papà e mamma sullaereo: questa volta atterra a Linate. Il padre mostra il telefonino, quella sequenza di note allegre, poi pronuncia poche parole: «Questo sarebbe un bambino infelice?».
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