Luca&Paolo e la riforma di Scherzi a parte

La riforma di Scherzi a parte è una delle missioni impossibili della nostra tv. Arrivato alla dodicesima edizione, il programma di Fatma Ruffini va in onda ogni due anni. Il repertorio di tranelli al vip di turno è stato perlustrato in lungo e in largo e il dubbio ne incrina puntualmente la credibilità. Risultando più verosimili che veri, troppi scherzi trasmettono un certo «effetto similpelle». Evasi dalle Iene che ancora faticano a rimpiazzarli, Luca e Paolo hanno ereditato alcuni scherzi già fatti e hanno accettato di cimentarsi con la sfida, specificando con l’aggiunta di Varietà al titolo originale l’intento riformista (Canale 5, lunedì, ore 21,20). Hanno avuto la diretta, una scenografia tutta nuova e sanremeggiante, l’orchestra. Hanno indossato lo smoking e invitato per la prima, debito di gratitudine, Morandi, «il migliore Gianni della nostra vita». Nel varietà le idee non mancano: la presentazione all’americana di Pierfrancesco Favino, la scelta delle «Rithm x» per rivisitare forme e formule del balletto, l’introduzione di dosi light di satira («e poi c’è Letta/ che stava dietro al Cavaliere/ e gli ha dato saggi consigli/ tipo non farti più vedere») e del repertorio dei cantautori (Zero, e gli omaggi a Dalla e Gaber). Siamo su Canale 5, è vero, ma Zelig e Checco Zalone hanno osato di più.

Tra gli scherzi, divertono il Max Biaggi imbufalito dalle avance di Richard Gere(?) alla compagna Eleonora Pedron, Serena Autieri in versione panic room e l’immancabile Signorini bersaglio di uno scherzo nello scherzo, a riprova che anche su questo terreno si può essere creativi. Mal riuscita invece l’intervista dei bambini Luchino e Paolino a Giorgia Meloni. La riforma necessita di qualche emendamento.

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