Se il Cesena è un piccolo Auxerre, guai in vista per il Milan. Che stasera a San Siro, riempito finalmente dall’effetto Ibra (oltre 55 mila abbonati) si ripresenta in Champions per riprendere il duello storico con il Real Madrid e la marcia verso l’obiettivo dichiarato dell’era Berlusconi.
«A Cesena abbiamo sbagliato in due o tre circostanze ma sono sicuro che non ripeteremo quegli errori» è la convinzione di Massimiliano Allegri, debuttante nel torneo continentale e pronto a confessare anche l’inevitabile emozione. Stasera allora il Milan riparte dalla consapevolezza degli errori, che nel calcio è una bella premessa. Sintetizzati dal tecnico livornese si possono così riassumere: più umiltà («bisogna rispettare gli avversari»), meno frenesia («ci vuole pazienza per rimontare, bastano anche dieci minuti») e più cinismo («bisogna saper vincere anche non giocando bene»). Su quest’ultimo argomento, Allegri è stato didascalico citando, come esempio, l’esperienza della Roma di Spalletti «capace nel passato di praticare il calcio più spettacolare del torneo senza riuscire a vincere lo scudetto».
Di qui la sua convinzione, pronunciata con un filo di voce ma non per questo, meno solida: «Basta poco a questa squadra per ottenere grandi risultati». Ecco, allora il punto dal quale il Milan e Allegri possono ripartire. L’importanza è avere le idee chiare e puntellare la squadra. Come in difesa dove è ufficiale il ritorno di Nesta con la conseguente rinuncia (per precauzione) a Thiago Silva o come in centrocampo dove il rientro di Seedorf deve comportare il sacrificio di uno dei due senatori del reparto, Gattuso o Ambrosini, più il primo che il secondo dando retta all’orientamento di Milanello a dispetto della performance di Cesena (dove Gattuso è andato meglio del suo sodale). «Seedorf è importante come gli altri» la frase per evitare che prenda corpo l’idea di una preferenza verso l’olandese. Al resto deve provvedere il famoso tridente sul quale Allegri non intende tornare indietro. Nessun passo indietro, allora sullo schieramento offensivo.
«Il Milan può giocare così a patto che vi siano a disposizione del gruppo le risorse tecniche e quelle fisiche» la risposta di Allegri non si può prestare ad alcun equivoco. Chi vuole capire (leggi Ronaldinho), capisca al volo. Altrettanto dicasi del giudizio riservato alla prestazione di Ibrahimovic, arrivato un giorno prima del viaggio a Cesena, inserito nei meccanismi senza grandi prove e inseguito da qualche insoddisfazione più per il rigore sbattuto contro il palo nel finale che per la sostanza della sua prova. Allegri in proposito è stato categorico: «Non ho mai avuto dubbi sulla possibilità di ripresentare Ibra in Champions. Anzi ho trovato un errore criticare la sua prestazione, visto che ha avuto un solo allenamento per prepararsi con noi. Io sono contento del suo contributo».
Il Milan è contento di Ibrahimovic, un po’ meno di Ronaldinho e tanto, tantissimo invece di Pato, presente ieri al fianco di Allegri in conferenza- stampa per attestare il suo periodo di grande forma confermato dalla produzione di gol, due col Lecce, due a Cesena, entrambi annullati. «Sul secondo non ho toccato il pallone col braccio ma col petto, fa niente. Adesso bisogna pensare a fare bene con l’Auxerre in Champions » la ricostruzione dell’episodio da parte del giovane brasiliano e il modo intelligente di buttarsi alle spalle il contenzioso con assistenti, arbitro e designatore sulla falsariga della linea tenuta da Allegri sull’argomento («i miei dirigenti pensano a questi problemi, io spero solo che le sviste la prossima volta siano a nostro favore»).
Stasera c’è
l’Auxerre che somiglia maledettamente al Cesena. «Vogliamo arrivare in fondo alla Champions»è l’impegnativo pronostico di Pato. Se ci vuole poco, come sostiene Allegri, per migliorare il Milan, lo vedremo subito.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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