Luciana D’Intino e le arie di Verdi

Il terzo appuntamento dei Notturni è dedicato all’Ottocento, il secolo cui è intitolato il museo di Villa Reale. A questo punto scatta immediato il binomio Giuseppe Verdi e Francesco Hayez, con i due linguaggi, pittorico e musicale, che in più occasioni tendono a richiamarsi l’un l’altro. Proprio su Verdi si concentra la seconda parte dell’appuntamento di stasera, a Villa Reale, ore 22, con il soprano Francesca Ruospo, il tenore Leonardo Cortellazzi, il basso Carlo Malinverno e Nelson Calzi al pianoforte vale a dire i giovani dell’Accademia scaligera cui fa da garante il mezzosoprano Luciana D’Intino. Scorrono una serie di arie tratte dal repertorio di Massenet, Donizetti, Cilea, Halévy e, come si diceva, da cinque titoli verdiani: Simon Boccanegra, Rigoletto, La forza del destino, I vespri siciliani su su fino a La traviata con «Parigi o cara» che condurrà allo scoccare della mezzanotte. D’Intino è nota al pubblico milanese per le performances scaligere e per alcuni ruoli in particolare. Il suo nome è legato a Eboli (Don Carlos), panni che di recente la cantante ha vestito alla Bayerische Staatsoper e alla Wiener Staatsoper, e naturalmente Azucena: il personaggio che la fece conoscere dopo la vittoria al Concorso di Spoleto. Una serie di personaggi verdiani la condurranno presto a Barcellona, Dresda, New York e Vienna. La D’Intino è la colonna di questo appuntamento che porta allo scoperto alcune delle più promettenti voci dell’Accademia della Scala.

Di un istituto che aspira a giocare il ruolo della Harvard del palcoscenico, come ha ricordato di recente Stéphane Lissner, sovrintendente del teatro milanese che sta riponendo molta fiducia su questa istituzione di formazione. Un ente composto da 350 artisti e operatori di teatro che l’Accademia seleziona, cresce e di tanto in tanto fa conoscere al pubblico, non appena i tempi sono maturi.

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