Lucilla e Daniela, l’ultima schiacciata a Londra

Una è romana di Monteverde, l’altra è romagnola. Facile immaginare che si siano incontrate a metà strada. Macché, si sono conosciute perché una ha telefonato all’altra in Giappone per chiederle di fare squadra insieme, nel beach volley, sport olimpico ma considerato passatempo da spiaggia per chi pensa che esista solo il calcio. L’una e l’altra sono Lucilla Perrotta e Daniela Gattelli, brave e belle, atlete che conservano come un fiore all’occhiello due partecipazioni ai Giochi. Fortuna (per noi) che per rintracciarle non siamo dovuti andare in Asia, ma al fresco di inaugurazione «Nike Pop Up Store» di piazza Sant’Apollonia (dentro al Teatro Belli, per intenderci).
Così, nella location «1960» e nel contesto di una nuova concezione di vendita del prodotto, s’è innescata un’amabile chiacchierata costruita sul presente e sul futuro. «No, non stiamo giocando in questo periodo» spiegano in perfetta sintonia, non prima di sottolineare perché non hanno partecipato a Pechino 2008 («la classifica mondiale non guarda il passato quando un atleta s’infortuna») e come stanno vivendo il loro presente: «Ci siamo prese un momento di pausa, stiamo riflettendo su un po’ di cose». Pensieri inevitabili per chi, come gli atleti, paga la fama sacrificando gli affetti. «Abbiamo vissuto giornate durante le quali non siamo riuscite a trovare neanche il tempo per noi stesse», spiega la Perrotta, che descrive spazi di tempo vissuti di fretta fra allenamenti, spostamenti e gare. «Ci sono stati periodi in cui ho vissuto sotto lo stesso tetto più con Daniela che con mio marito», aggiunge in maniera malinconica. Ne deriva che osservarle nel loro secondo habitat naturale, lo store della Nike, per l’appunto, regala loro momenti di serenità attesi da tempo: «Ci troviamo a meraviglia sulla sabbia quando giochiamo - spiega la Gattelli - ma anche qui siamo complici». «E certamente si fatica di meno», aggiungono rilassate.
Perrotta &Gattelli, sembra quasi un marchio di fabbrica per il semplice fatto che le due pallavoliste fanno coppia da tanti anni. Stagioni incorniciate da tanti successi, da qualche delusione, ma soprattutto «aiutate da chi sta al nostro fianco e capisce le nostre necessità». Un marito (per Lucilla) e un compagno (per Daniela) «giusti», partner di cui avevano bisogno. Non lo dicono, ma si capisce fra le righe dei loro discorsi, fatti di beach volley e sentimenti genuini. E di confessioni rilasciate con tranquillità quando gli si chiede cosa pensino del fatto che sono la coppia più conosciuta in Italia («Siamo orgogliose, anche perché abbiamo fatto sacrifici per arrivare in alto») e se sono infastidite dai tanti che seguono il beach volley solo per osservare le ragazze («Siamo abituate, siamo esposte a certi pensieri visto che giochiamo in costume»). Un argomento - quest’ultimo - che permette loro di tirare fuori un particolare vissuto 4 anni fa ad Atene: «Avevamo appena vinto con la Germania negli ottavi di finale al termine di una partita lunga, tre set tirati giocati alle due del pomeriggio. Eravamo esauste e insabbiate. Poteva bastare per andarci a fare una doccia.

Ebbene, ci fu un giornalista che fra un milione di domande che ci poteva porre in quel momento ci chiese cosa ne pensavamo del fatto che la gente veniva a vedere il beach solo per guardare i sederi delle atlete». Meglio pensare ad altro. Magari a Londra 2012.

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