LUCIO DALLA Attenti al lupo che non perde il vizio

L’anno scorso, in questi giorni, pubblicava il triplo cofanetto antologico - con tre inediti - 12000 lune; poi è arrivato il suo nuovo disco ufficiale, Il contrario di me (uscito nei negozi ma anche nelle edicole) che è diventato il titolo della sua tournée nei teatri, che domani sera, venerdì e sabato si ferma al Teatro Smeraldo.
Non è una novità vedere mastro Lucio Dalla a Milano (basta ricordare, sempre l’anno scorso, il trionfo agli Arcimboldi con la Royal Symphony Orchestra) ma è sempre una sorpresa. Mai che Lucio si ripeta, o che viaggi su strade già percorse con quel gusto di stupire che lo ha portato al Teatro Strehler come regista di Speak True to the Power - Voci contro il potere, recital impegnato - commissionato dalla Kennedy Foundation, dove ha diretto Ron, Andrea Giordana, Piera Degli Esposti, Enzo Iacchetti e molti altri.
Ma torniamo al Dalla cantante, autore, interprete che ci aspetta nella tre giorni milanese, il Dalla che a 63 anni ha l’entusiasmo e la lucida follia di un ragazzino, la voglia di divertirsi e di raccontarsi come fosse la prima volta. Canterà quindi le sue canzoni pescando in uno straordinario repertorio d’autore, dove il passato s’incrocia col futuro e il presente si fissa con la stessa forza sulle note dell’antica Itaca come su quelle di 4 marzo la cui proiezione moderna è la recente Liam, ispirata da un film di Ken Loach su un sedicenne spacciatore di droga con la mamma in galera («un personaggio simile a quello di 4 marzo, una specie di Cristo al contrario», lo definisce Dalla). Quindi «i contrari» che spuntano e rispuntano nella carriera dell’artista, che rivendica la profondità ma allo stesso tempo l’allegria del suo songbook. «Il segreto - dice - non sono solito raccontare quello che c’è dentro di me, ma quello che scopro nel mondo, negli altri. Amo la leggerezza che impari vivendo a trecentosessanta gradi, da vero cane sciolto. Ma attenzione, non c’è nulla di più pesante della leggerezza finta, quella vera la impari ascoltando la gente».
Così si spiega il senso dei suoi nuovi pezzi - da Lunedì a Inri, da Fellini a Due dita sotto il cielo dedicata ad un asso dello sport come Valentino Rossi - la vena ironica di decine di successi come Attenti al lupo, Disperato erotico stomp, che fanno da contrappeso alle divagazioni jazz e al canto «scat», alla profondità di ballate come Piazza grande, Caruso per citare solo le sue cose più note. Così si spiega il colorito melange dei suoi concerti, in cui Dalla perde il pelo ma non il vizio di mescolare musiche, suoni, umori, sapori in una festa a metà tra la messa pop e il rito pagano.


Uno show spartano e diretto, che lascia in disparte arrangiamenti arzigogolati e suoni orchestrali per puntare sull’immediatezza della fida band che allinea Ricky Portera e Bruno Mariani alla chitarra, Fabio Coppini alle tastiere, Maurizio de’ Lazzaretti alla batteria, Roberto Costa al basso, Jonathan Colaprisca alle percussioni, Iskra Menarini ai cori.

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