Federica Artina
da Milano
Chissà cosa passerà adesso nella testa di tutti quegli italiani che il 12 e 13 maggio del 1974 votarono «no» allabrogazione della legge 898, quella che garantisce la legittimità del divorzio. Tra quel 59,3 per cento di popolazione cera anche Giuseppe, sposato da nemmeno un anno con Maria Aurelia. Ununione che la Cassazione ieri ha letteralmente polverizzato, rendendola inesistente agli occhi della legge, con una sentenza basata sulla considerazione della «riserva mentale» di Giuseppe, che si dichiarava ai tempi delle nozze «contrario allindissolubilità del vincolo». Per lo Stato italiano, quindi, è come se Giuseppe e Maria Aurelia non si siano mai uniti in matrimonio nella loro vita.
I due, invece, si erano sposati in chiesa il 20 agosto 1973 con tutti i crismi e le tradizioni del caso, come lei aveva sempre desiderato. Lui era un attivista che si batteva per difendere il diritto di dissolvere le unioni matrimoniali e avrebbe fatto volentieri a meno di tutti quei rituali. Maria Aurelia lo sapeva, era pienamente a conoscenza della mentalità divorzista del futuro coniuge, che non perdeva occasione per manifestare apertamente le sue convinzioni. Eppure Giuseppe si unì alla sua sposa, accettando anche di fare la comunione.
Il rapporto di coppia, però, si logora con il passare degli anni e il matrimonio naufraga: nel novembre 1998 il Tribunale Apostolico della Sacra Rota dichiara nulle le nozze religiose tra i due, provvedimento che diventa esecutivo il 17 agosto 2000 con lintervento del Tribunale della Segnatura Apostolica. Giuseppe però, forse rispolverando i suoi ideali mai del tutto sopiti, vuole che anche lo Stato italiano riconosca la sua indipendenza da Maria Aurelia, e presenta domanda presso la Corte dappello di Palermo nel marzo 2002. La risposta è sorprendente: lannullamento dellunione da parte dei tribunali ecclesiastici per «riserva mentale» di un coniuge può essere acquisito e validato anche dallordinamento italiano. I motivi della dissoluzione delle nozze? Maria Aurelia era al corrente delle convinzioni del coniuge al momento del matrimonio, ragione per cui non poteva, in un certo senso, pretendere che lunione potesse andare a buon fine.
La signora non si arrende e tenta lultima carta rimasta per vedere riconosciuti i suoi diritti di moglie, presentando ricorso e sostenendo che lex marito accettando autonomamente di sposarsi in chiesa aveva preso una posizione, dichiarandosi implicitamente favorevole allindissolubilità del matrimonio religioso. Ma ogni sforzo è vano: la Cassazione si è espressa ieri in favore di Giuseppe, annullando anche al cospetto della legge italiana la validità del loro matrimonio e consegnando alla storia la prima sentenza di questo genere nel nostro Paese.
Una vicenda che unesperta come Annamaria Bernardini de Pace, noto avvocato divorzista, giudica «aberrante, sorprendente e assolutamente non condivisibile». «Se così fosse - tuona lavvocato - allora ben oltre la metà degli italiani potrebbe cancellare le sue nozze quando gli pare e piace». E spiega: «Il matrimonio civile è dissolubile per legge mentre quello religioso, nonostante lannullamento della Sacra Rota, per chi crede resta valido in eterno».
Lui era favorevole al divorzio: la Cassazione annulla le nozze
La sentenza ha legittimato la dissoluzione del matrimonio. Il motivo? La moglie conosceva la «riserva mentale» del coniuge
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