Manca solo l’annuncio ufficiale ma il presidente brasiliano uscente Lula ha deciso di non estradare l’ex terrorista rosso, Cesare Battisti, per «preservarne l’incolumità». È quanto rivela la stampa brasiliana secondo cui Lula, a cui spetta l’ultima parola sul caso, concederà lo status di rifugiato a Battisti, condannato in Italia a 4 ergastoli, contraddicendo le decisione del Tribunale Supremo Federale. L’ex terrorista rosso è in carcere in Brasile dal 2007: si era rifugiato qui per evitare di essere estradato dalla Francia dov’era diventato, durante gli anni della fuga dall’Italia, beniamino della «gauche». Grande è la rabbia dei parenti delle vittime di Battisti: «Me lo aspettavo - dice Alberto Torreggiani, figlio del gioielliere ucciso nel 1979 - Se si usano le buone maniere, a quanto pare la giustizia viene ignorata. Sembra invece che con le maniere forti e i pugni di ferro si ottenga di più e quindi useremo il pugno di ferro anche noi». Dure anche le reazioni politiche: «Concedergli lo status di rifugiato sarebbe un’intollerabile offesa al Popolo italiano e a tutti gli appartenenti alle Forze di polizia» spiega il segretario nazionale dell’Associazione nazionale funzionari di polizia Enzo Marco Letizia, «un’autentica vergogna, uno schiaffo al nostro Paese e soprattutto alle vittime del terrorismo» aggiunge afferma Nicola Tanzi, segretario generale del sindacato di polizia».
Per il presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri «la decisione di Lula sarebbe intollerabile e porrebbe il Brasile ai margini della comunità internazionale», per Luca Volontè (Udc) «il Brasile offenderebbe le vittime, la storia e l’intera Repubblica italiana». E il ministro della Gioventù Giorgia Meloni annuncia: «Tutti i giovani in piazza per protestare».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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