L'ultima sfida del rugby milanese: la pallaovale sbarca all'Arena

L'Amatori annuncia: lasciamo il Giuriati, piccolo e vetusto, e giochiamo tra i marmi del Sempione. Ma come risponderanno i tifosi?

Per chiunque abbia iniziato a giocare a rugby a Milano negli ultimi settant'anni, rugby vuol dire Giuriati. Perchè sotto la Madonnina la storia della pallaovale si identifica con quella dell'impianto di via Ponzio, fortissimamente voluto dal Duce che vedeva nel maschio sport venuto dall'Inghilterra (non c'erano ancora state le «inique sanzioni») lo sport maschio per eccellenza. Così mentre i Guf, i gruppi universitari fascisti, venivano spronati a costituire ovunque sezioni dedicate al rugby, sul terreno tra via Ponzio e via Celoria sorse il campo che tutt'ora esiste. Era, all'epoca, un campo polisportivo, e il grande discobolo Consolini vi realizzò uno dei suoi tanti record. Ma era soprattutto un campo da rugby. Il fondo del terreno si racconta che fosse stato studiato da tecnici inglesi, e infatti ha resistito per anni. Quando alla fine degli anni Sessanta poco più in là venne realizzato il nuovo campo, che oggi è chiamato «Crespi» ma che i veterani continuano a chiamare «Giurati nuovo», si vide subito che il giovane terreno sopportava l'impatto delle piogge e dei tacchetti ben più faticosamente del fratello più anziano.
Il Giuriati di quegli anni era un impianto spartano. Ancora a metà degli anni Settanta, decine di rugbisti avevano a disposizione un solo boiler per l'acqua calda. Di conseguenza, gli unici a fare una doccia tiepida erano i tre o quattro che sagacemente abbandonavano per primi l'allenamento. Per tutti gli altri, anche in pieno inverno, la doccia ghiacciata arrivava a fortificare ulteriormente la tempra.
Oggi il Giuriati ha degli spogliatoi degni di questo nome. Ma il terreno mostra i segni del tempo e soprattutto dell'abuso: al Giuriati si gioca troppo, e neanche il campo meglio realizzato sopporta di essere maltrattato senza interruzione. E poi ci sono le tribune. Coperte, ragionevolmente confortevoli, ma tutt'altro che ampie. É ben vero che vederle piene è un evento più unico che raro. Ma per una Milano che aspira a ritornare nell'Olimpo del rugby nazionale, il Giuriati rischia di essere un palcoscenico carico di gloria e di ricordi, ma scomodo e angusto.
Così, un po' alla volta, ha preso corpo l'idea di portare le partite più importanti della pallaovale milanese in un teatro ancora più carico di storia, ma vasto e confortevole: l'Arena Civica di via Byron. Al Giuriati, d'altronde, le squadre milanesi si pestavano i piedi l'una con l'altra: il Cus, l'Asr, la Grande Milano, per non parlare delle giovanili. E a decidere di fare il grande salto è stata l'Amatori, pluriscudettata, caduta e poi risorta. Oggi l'Amatori è in serie A. Ma - poiché nel rugby la forma del pallone non è l'unica stranezza - sopra la serie A c'è un'altra categoria, che è il vero Gotha, ed è chiamato Top 10. É lì che l'Amatori punta a sbarcare. A questo progetto si stanno dedicando risorse umane ed economiche rilevanti. Ed è in questo progetto che è nato il trasloco all'Arena.
A spazzare via gli ultimi indugi è stato l'arrivo a Milano, in novembre, degli All Blacks neozelandesi, che hanno fatto dell'Arena la loro casa per gli allenamenti. Per ospitare degnamente i campioni oceanici, il campo di via Byron è stato rifatto da zero. Ed ora diventerà la casa dell'Amatori, grazie all'accordo siglato dall'assessore allo Sport, Alan Rizzi, con i vertici della società bianconera.
Più che una casa, in realtà, sarà un condominio, perchè all'Arena continuerà ad abitare anche l'atletica leggera che ne è l'inquilina storica. Ma il grande campo verde porterà in permanenza i segni del rugby, le linee di meta, le righe dei 22 metri e dei 15, i grandi pali svettanti ad H. E sarà utilizzato solo per i match ufficiali, per preservarlo al meglio.
I costi, si dice, sono rilevanti. Ma la vera incognita è un'altra. Quanti appassionati riuscirà a portare l'Amatori sugli spalti della sua nuova casa? Milano non è Treviso, e il rugby ha richiamato da sempre più gente sui campi che sulle tribune. Domenica scorsa, a vedere al Giuriati il match di serie B tra Grande Milano e Varese, c'erano poche decine di persone. All'Amatori di solito va un po' meglio. Ma i posti all'Arena sono dieci volte più che al Giuriati. Gli stessi tifosi che in via Ponzio costituiscono una degna cornice ai match, sugli spalti dell'Arena farebbero un effetto misero, di semideserto. Quindi la scommessa è fare dell'Arena - centrale, servita, famosa - un richiamo in più, una occasione speciale per intercettare i milanesi che una partita di rugby non l'hanno mai vista.

Per questo, almeno all'inizio, alle partite dell'Amatori si entrerà senza pagare biglietto. Degli 80mila che il 14 novembre riempirono San Siro per Italia-Nuova Zelanda, molti erano dei neofiti. Se un decimo di quella folla sceglierà di bussare anche ai cancelli dell'Arena, la scommessa potrà dirsi vinta.

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