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Lunardi: «Per avere voli sicuri serve un codice comune europeo»

Il ministro dei Trasporti ripete il no alle liste nere delle compagnie aeree: «Non hanno senso, soprattutto perché cambierebbero di giorno in giorno»

Emanuela Ronzitti

da Roma

Una bianca e una nera. Due liste «dinamiche» potrebbero essere il nuovo passepartout a garanzia della sicurezza aerea nei cieli europei. «In termini di sicurezza in Europa tutti parlano la stessa lingua. Tutte le compagnie autorizzate a volare devono garantire la sicurezza dei passeggerei al 100%, non ha senso fare una lista nera o una bianca, visto che queste variano di giorno in giorno» scandisce risoluto il ministro dei Trasporti Lunardi all'indomani dell'incontro parigino con il suo omologo francese Dominique Perben.
Fa chiarezza Lunardi e anticipa - spiazzando completamente gli altri 25 paesi membri - il contenuto della proposta italiana sul nuovo regolamento Ue in materia di sicurezza volo che finirà sul tavolo del Consiglio dei ministri dei trasporti dell’Ue il prossimo 4 ottobre a Lussemburgo, insieme alle altre mozioni europee. Con il primo dei cinque emendamenti, «gli unici presentati sinora» ha sottolineato Lunardi svelenando così le polemiche sollevate contro la scelta di non stilare una black list italiana «l’Ue definisce entro il 30 gennaio 2006 un codice comune a tutti i paesi dell’Unione sotto autorizzazione dell’Icao». Ovvero l’International civil aviation organization che si fa garante della sicurezza aerea dei 188 Stati contraenti. Lo scopo di un testo unico sulla sicurezza sta nel garantire certezza nella «verifica sistematica dell’idoneità delle compagnie aeree ad operare nei paesi della Comunità». Inoltre, se una compagnia aerea risulta dai controlli del singolo Stato membro non idonea, dovrà essere «temporaneamente sospesa da tutti i Paesi» fino a quando non verrà nuovamente reintegrata, possibilità accordata solo dopo una serie di check up ispettivi condotti anche nel paese della compagnia. Invece, sul terzo punto della mozione italiana si va a sciogliere definitivamente quella matassa confusa di informazioni che si sono rincorse sul web - dopo la pubblicazione da parte di Belgio, Francia e Gran Bretagna - delle liste «cattive» delle compagnie aeree non affidabili. La competenza esclusiva degli aggiornamenti mensili delle liste delle compagnie «sicure» del Vecchio continente, pubblicate sui siti delle Autorità civili dei singoli paesi membri, spetterà quindi solo all’Unione europea. Un diktat che dovrebbe garantire maggior certezza dei dati pubblicati dai singoli stati è per questo che nessun paese è autorizzato a pubblicare elenchi tutt’altro» ha rimarcato Lunardi, spiegando poi che l’Italia è comunque pronta a fornire la propria lista nera ma «solo agli enti preposti». Ovvero alla Commissione europea. Infine, l’elaborazione di una serie di standard tecnici comuni a livello europeo garantirà il bollino blu del vettore, tant’è che anche le compagnie extra Ue che vorranno certificare la safety and security made in Europe dei loro voli, potranno chiedere di sottoporsi alle verifiche europee. In arrivo nel pacchetto italiano anche pesanti sanzioni nei confronti delle compagnie inadempienti ai parametri Ue.
Se la sicurezza italiana viaggia quindi su standard elevati, il pressing sulla pubblicazione della black list italiana «non ha ragione di esistere». L’Italia vanta «un secondo posto a livello europeo nel 2004 con all’attivo ben 650 controlli sistematici Safa», ovvero quelle ispezioni che vengono effettuate nei 45 minuti che precedono la partenza dell’aeromobile ha precisato il presidente dell’Enac Vito Riggio. «Non esistono gli elenchi dei buoni o dei cattivi» ha ribadito il ministro «per questo mi sono rifiutato di renderle note. Non ho nessun interesse personale da difendere, ma bisogna fare attenzione a diffondere nomi, diventa automaticamente un’accusa».

A sostegno della sua tesi, i cinque incidenti accaduti in Venezuela, Perù, Palermo, Cipro e Toronto: «Nessuna tra queste compagnie compariva nelle black list». Non va dimenticato che il 70 % degli incidenti aerei sono causa d’errore umano, mentre solo il 18% sono prodotti da guasti tecnici.

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