La linea decisa da Maroni nel corso del comitato provinciale per lordine e la sicurezza «è una posizione da ministro dellInterno». E non da esponente leghista, dunque. A precisarlo è il capodelegazione del Carroccio in Regione, lassessore Davide Boni, che risponde così agli attacchi arrivati ieri dal Pdl, ribadendo di essere ancora per la chiusura del centro di viale Jenner così come delle altre moschee cittadine.
Due autorevoli esponenti del Popolo della Libertà milanese, il vicesindaco e capodelegazione del partito in giunta Riccardo De Corato, e lassessore regionale Stefano Maullu, avevano infatti polemizzato con gli uomini della Lega milanese, in particolare con lo stesso Boni e il capogruppo Matteo Salvini, accusandoli apertamente di aver condotto - sui centri islamici ma non solo - una battaglia demagogica smentita alla prova dei fatti dal loro stesso ministro.
Criticando i leghisti locali, De Corato e Maullu hanno manifestato invece apprezzamento per le decisioni del ministro Maroni, che ha annunciato in pratica listituzione di un «tavolo antiterrorismo» milanese incaricato di elaborare proposte da inserire in un intervento normativo in materia di centri islamici. Per il Pdl questa linea «integrazione e sicurezza» ha rappresentato una implicita sconfessione dei leghisti locali, che avevano chiesto con forza la chiusura della moschea di viale Jenner, coinvolta per lennesima volta in un episodio legato al terrorismo. «Noi siamo ancora per la chiusura dei centri islamici - dice oggi Boni - non solo viale Jenner ma anche via Padova. Jenner perché sebbene non tutti i seguaci del centro siano terroristi, è vero che tutti i terroristi sono seguaci di quel centro. Via Padova perché sta diventando una Jenner in incubazione dal punto di vista dellallarme sociale.
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