Macché colonizzati: l’Italia fa affari d’oro in Francia

Nel derby commerciale Italia-Francia il nostro Paese è in vantaggio. E non ha nessuna intenzione di cederlo. Ne ha preso atto lo stesso presidente Sarkozy: «La Francia rende omaggio al dinamismo economico dell’Italia. La nostra bilancia commerciale è deficitaria rispetto all’Italia mentre quella dell’Italia è creditrice», ha detto, nel pieno delle polemiche scatenate dalla «guerra del latte», con l’Opa lanciata da Lactalis su Parmalat. Le cifre gli danno ragione: nel 2010 abbiamo esportato Oltralpe merci per 39 miliardi di euro, pari al 14,9% in più rispetto all’anno precedente, contro i 30,3 miliardi di importazioni. Risultato: un saldo attivo pari a 8,7 miliardi di euro, che ci conferma nel ruolo di secondo fornitore commerciale della Francia.
E non si tratta di un risultato estemporaneo, ma dell’ultimo successo di una serie che si ripete con regolarità da oltre dieci anni, durante i quali il nostro export verso i «cugini» ha sempre superato l’import.
Ma quali sono i settori più «gettonati»? Considerando le variazioni percentuali superiori alla media balzano all’occhio i «prodotti della stampa e riproduzione di supporti registrati» con un +63,1% di vendite in Francia, quelli di «metallurgia» (+38,6%), gli autoveicoli (+22,7%) e infine gli articoli in pelle, cresciuti di oltre il 20 per cento. Poi ci sono i grandi classici, moda e alimentari, dove lo scambio reciproco è la norma da quando Caterina de’ Medici insegnò alle dame di Francia a indossare le mutande e gustare il gelato. E anche se oggi molte grandi firme italiane, da Gucci a Fendi, parlano francese, la creatività e lo stile rimangono stabilmente nel Dna del made in Italy.
Così, nel 2010 l’Italia ha esportato in Francia prodotti tessili per 800 milioni di euro e ne ha importati per 272 milioni. Senza dimenticare gli ottimi risultati degli accessori, primi fra tutti gli occhiali, che hanno visto le vendite aumentare del 16% rispetto al 2009. Ma in questi giorni si è parlato soprattutto di alimentare, e, naturalmente, di latte, paventando, a seguito della scalata di Lactalis su Parmalat, un aumento di importazioni dalla Francia. Che, in realtà, c’è già stato, e da record: è cresciuto del 42%, segnala Coldiretti, il valore delle importazioni dalla Francia in Italia di latte e derivati che hanno raggiunto nel 2010 la cifra di 731 milioni di euro.
In compenso, nella patria del Brie e del Camembert sono aumentati del 13% i consumi di formaggi italiani, Parmigiano Reggiano e Grana Padano in testa, superando di gran lunga i consumi di prodotti francesi nel nostro Paese, crollati già nel 2009. Non solo: i cugini d’Oltralpe sono i più golosi al mondo di panettone e pandoro, tanto da comprarne lo scorso anno per 56,5 milioni di euro (dati Confartigianato), pari al 22% del nostro export di dolci natalizi.

Innaffiati sempre più spesso da bollicine altrettanto made in Italy: nel 2010 sono aumentate del 34%, sempre secondo Coldiretti, le esportazioni di spumante italiano nella patria dello champagne. Praticamente come vendere frigoriferi agli eschimesi.

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