«Macché evento pop Sarà una Festa super sofisticata»

Gianni Borgna, uno degli organizzatori, sottolinea le ambizioni della kermesse: «Nel mondo, dopo Hollywood, c’è Roma, città di grandi artigiani. Porteremo in Via Veneto la Mostra Mercato»

Cinzia Romani

da Roma

Conquisteremo Roma, minaccia Bin Laden. E mentre l’egemonia mediatica di questo stato nello Stato, che è la capitale, viene spartita tra il Vaticano e il Campidoglio, con le due massime autorità relative in campo a difendere i valori occidentali, si è capita una cosa. Che l’erigenda Festa del Cinema, evento molto atteso perlomeno dai cinquemila operatori accreditati finora, segna un punto di svolta: anche da noi si è capito che cultura e spettacolo muovono, oltre alle idee, il capitale. Soprattutto nelle metropoli, stanche di spegnersi, alla sera, intorno al piccolo schermo. Ne parliamo con Gianni Borgna, storico della musica, docente all’Università di Tor Vergata e, dal 1993, Assessore alla Cultura del Comune di Roma.
Caro Borgna, è vero che dopo aver fatto ombra a Venezia, la Festa del Cinema farà uscire dal cono di luce anche Milano, il cui MiFed, cioè il Mercato internazionale del cinema e del multimediale, nel 2004 si è arreso alla concorrenza americana?
«Di fatto, il MiFed si teneva a metà ottobre, a ridosso dell’American Film Market di Los Angeles, in novembre, appuntamento considerato più prestigioso dagli operatori internazionali. Si è trattato di uno spegnimento fisiologico».
Vuol dire che la Festa di Roma colma un vuoto?
«La Festa di Roma si propone come il nuovo MiFed. Dopo Hollywood, c’è Roma, città di cinema e di artigiani sofisticati e ciò sia detto per sfatare la leggenda della festa grossier. Altro che, qua c’è un festival sofisticatissimo! La Mostra Mercato, per esempio, si terrà all’Hotel Excelsior di Via Veneto».
Quali altre novità ci aspettano?
«Ripartiamo da quel primo e, fin qui, unico Festival del Cinema romano, al Teatro Quirino, nel 1945. Passarono film sovietici importanti, si vide Laurence Olivier e Roma, città aperta di Rossellini. Film restaurato dalla Cineteca nazionale, con il contributo dell’Assessorato alla Cultura e che presenteremo, all’Auditorium, all’interno della mostra su Rossellini, organizzata con la figlia Isabella. Ma, in quella sede, ci saranno mostre pure su Luchino Visconti e Bernardo Bertolucci, con le foto e i costumi di scena dei loro film. Il nostro non è un festival come gli altri».
In che cosa si diversifica dagli altri appuntamenti del genere?
«Innanzitutto, coinvolgeremo tutta la città: la gente è stufa di fare zapping col telecomando e non vogliamo parlare soltanto agli addetti ai lavori, come nei festival autoreferenziali. Né proporremo unicamente cinema. Al di fuori dell’Auditorium, che ha un milione e trecentomila spettatori, la media europea più alta, la Casa della Letteratura ospiterà un convegno su Soldati, nel centenario della sua nascita. Alla Casa del Jazz avrà luogo un omaggio a Trovajoli, mentre il Tempio di Adriano sarà lo scenario di un omaggio al regista novantaquattrenne Michelangelo Antonioni. Parlando di musica alta, il 12 ottobre il Maestro Riccardo Muti sarà al Teatro dell’Opera, per la cerimonia di apertura. Quella di chiusura, il 20 ottobre, con il maestro Pappano, all’Auditorium di Santa Cecilia».
Questo, per il pubblico più coltivato. Ma gli eventi, diciamo, più spettacolari?
«Ci saranno momenti di grande spolvero con le sfilate di moda, nella suggestiva Villa romana scoperta all’Auditorium, durante gli scavi.

Il ventuno sera una festa al Teatro Cinque di Cinecittà, quello di Fellini, siglerà la chiusura, mentre la cerimonia di premiazione della Festa di Roma si terrà all’Accademia di Santa Cecilia. Ancora mi chiedo come mai non ci abbiamo pensato prima, alla Festa del Cinema».

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