Cronaca locale

«Macché scettici, con Expo fuori dalla crisi»

Presidente Roberto Formigoni, a Palazzo Marino e non solo cresce il partito degli exposcettici.
«Io non so se esista un partito degli exposcettici. Dico solo a coloro che fossero eventualmente presi da scetticismo che bisogna guardare all’Expo in modo corretto».
E quale sarebbe?
«Non come un’occasione di spesa, ma come un grande investimento per il futuro. Non ci facciamo prendere da un panico ingiustificato».
Una parola, in tempi di crisi.
«Quello che gli enti pubblici devono stanziare, se facciamo le cose bene tornerà indietro. Moltiplicato».
A chi dice che i soldi non ci sono, che sarebbe meglio rinunciare?
«Sarebbe sciocco rinunciare. E proprio in un momento di crisi».
Quelli di Vendola dicono a Pisapia che se ci sarà da scegliere tra i servizi sociali e l’Expo, bisognerà tagliare l’Expo.
«Dobbiamo saper guardare più lontano. L’indotto sarà un motore di crescita. I riflettori del mondo saranno puntati su di noi, sulle nostre aziende, sui nostri centri di eccellenza, sul nostro territorio. Expo è una grande occasione di conoscenza e dunque di business».
Gli investimenti sono pesanti.
«Si crea occupazione soprattutto per i giovani e per le donne, le categorie più colpite dalla crisi. E poi dobbiamo usare l’Expo per velocizzare la costruzione delle infrastrutture necessarie per la crescita».
Non c’è il rischio che a pagare siano gli enti pubblici e a guadagnarci i privati?
«L’indotto produce più entrate anche per l’erario. Le istituzioni rientreranno di tutti gli investimenti».
In tempi di crisi non andrebbe ridimensionata?
«Ridimensionata no. Limatine son già state date. Il progetto non è più quello del 2008, prima della crisi. Interventi architettonici belli, ma dispendiosi sono stati cancellati».
Bisogna risparmiare ancora.
«Fare qualche economia. Utilizzare società controllate dagli enti come Infrastrutture lombarde».
Magari servirà rifare i conti.
«Non c’è nessun conto da rifare. Il governo e la Regione hanno stanziato i fondi fino al 2015».
Il Comune nella società Arexpo non li ha ancora messi. Li ha anticipati la Regione.
«Abbiamo anticipato 30 milioni di euro, oltre ai nostri 50».
Lei ha detto che il Comune ha promesso di metterli a settembre.
«Sto alla parola e all’impegno, non dubito che sarà così. Ci hanno chiesto di aiutarli a scavallare l’estate».
Bisognerà ricorrere ai privati.
«Benvenuti gli sponsor, che organizza eventi collaterali. Dobbiamo trasmettere un messaggio di grande convinzione, non di incertezza. Alle altre istituzioni dico che non è il momento di farsi tremare il braccio».
Crede che i privati si fideranno?
«Ho lanciato la proposta e sono già tantissime le aziende e i privati che hanno preso contatto con noi».
La sinistra chiede a Fiera e Cabassi di rivedere la cifra di vendita dei terreni.
«Ma come si fa? Abbiamo già firmato un contratto sulla base di una cifra che Agenzia del territorio e Corte dei conti hanno definito equa».
Rivedere il tema? Lei da commissario ha le competenze.
«Il tema è l’alimentazione e quello resta. Ma sono il primo a dire che dobbiamo sfruttarlo per rendere Expo un grande evento di popolo e non solo per gli intellettuali. Accattivante, ma culturalmente molto denso».
Bisogna convincere i Paesi.
«Gli iscritti sono un numero record, l’evento interessa. Dialogherò con gli Stati per creare un’unità nei contenuti dei padiglioni».
Poi ci sarà il fuori Expo.
«Saranno 183 giorni di eventi, spettacoli, mostre, itinerari guidati. Biblioteche, ma anche foreste, laghi. Serve un grande lavoro di creatività».


Il tetto del 4 per cento alle spese di gestione ella società?
«Sono sicuro che il governo rivedrà questo vincolo».

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