«Macché tv: volevo usarla, mi ha usato»

«Volevo usare la televisione, ma è la televisione che ha usato me». Anna Maria Franzoni, nel libro La verità, scritto con Gennaro De Stefano e pubblicato da Piemme, racconta di quando viene annunciata in tv la notizia della sua gravidanza, pochi mesi dopo la morte di Samuele. Lei e il marito Stefano, racconta, sono avvicinati da «un ex avvocato, che dichiara che ci avrebbe aiutato a trovare il colpevole e ci avrebbe consigliati sull’aspetto mediatico». Le propone di partecipare al Costanzo Show «per chiarire tutte le notizie false che fino ad allora i media hanno riportato».
«Accetto, sperando che serva a qualcosa. È lui a prendere contatto per la puntata». Prima della trasmissione il giornalista le chiede se è vero che sia incinta e lei lo ammette con riluttanza, spiegando di voler mantenere il riserbo: ma in trasmissione, alla domanda di Costanzo, risponde «rivelando» la gravidanza. Alla fine della puntata si accorge che «la persona che aveva preso i contatti non c’era più. Capirò dopo che probabilmente mi ha convinto a fare l’intervista per denaro». «I media quando li eviti ti massacrano, perché ritengono di avere tutto il diritto di entrare nella tua vita, di domandarti e ottenere risposte. E guai a non darle. Se non parli sei colpevole. Ma se parli devi stare molto attenta a quelli con cui decidi di farlo, perché gli altri ti distruggono». Alla nascita del bimbo, l’assedio è totale: «Per mesi alcuni fotografi rimangono appostati nella zona, offrendo anche denaro ai bambini del paese per farsi dire quando uscivo con Gioele e avere l’esclusiva».

«Confesso che ancora oggi né io né Stefano abbiamo capito come ci si deve comportare con gli organi di comunicazione. Solo ora sono consapevole di aver sbagliato nei primi quaranta giorni dall’omicidio di Samuele. Il mio silenzio fu preso come prova di colpevolezza, e quella china risultò difficilissima da risalire».

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