Quando la nota lobby politico-finanziario-editoriale di Repubblica decide di picchiare veramente duro, senza alcun riguardo per un minimo di credibilità e di verosimiglianza, preferisce ricorrere al suo più spregiudicato spargitore di sterco, al più disinibito dispensatore di insulti a prescindere, al principe degli odiatori: Alberto Statera. Se poi la posta in gioco è altissima come le elezioni milanesi - tutto comincia e tutto finisce a Milano, ripetono a sinistra, la sconfitta della Moratti segnerebbe linizio della fine del berlusconismo - se in gioco, insomma, cè la battaglia finale, allora Statera viene lanciato nella mischia con assoluta licenza di uccidere la verità e il buon senso, di mentire e insultare. Poi, se perdipiù si tratta di descrivere Milano come una fogna, come limmonda sentina di tutto il sudiciume nazionale, allora il nostro si sente particolarmente motivato, spargendo senza ritegno fiele, rancore e menzogne, come ha fatto ieri in una sterminata paginona di Repubblica. Perché Statera odia questa città, perfino più di quanto non la odi il suo giornale, e poco importa capirne la ragione: forse semplicemente per qualcuno lodio è come gli spianaci per Braccio di Ferro, è un tonico potente.
Cè però da aggiungere che ad un certo punto il bravo Statera si fa prendere la mano, esagera oltre ogni misura e diventa involontariamente umoristico. Ecco, ad esempio, una delle ben calibrate definizioni che dà di Milano: «Bastione berlusconiano, fatto di cemento che mescola affarismo, leghismo, ciellismo, avventurismo, complottismo, trasversalismo del malaffare» e via con questo tono. Carino, no? Ma, come dicevo, non manca di involontaria comicità, come quando scrive che «Con Pisapia... un pezzetto di borghesia sembra aver ritrovato dopo diciotto anni un po di energia per iniziativa di Piero Bassetti...».
Ora, che il placido, malinconico e soporifero Bassetti possa infondere energia a qualcuno, è una delle cose più divertenti che mi è capitato di leggere negli ultimi tempi. Perché più probabilmente quel «pezzetto di borghesia» milanese, dopo lincontro con Bassetti avrà provato lindimenticabile esperienza della narcolessia. La verità è che i professionisti dellodio sono del tutto privi di senso dellumorismo, per evidenti esigenze professionali, e sciocchezze del genere le buttano giù senza pensare. Come quella che Letizia Moratti spenderebbe 20 milioni per la sua campagna elettorale.
Lo sappiamo tutti che le risorse dei Moratti sono ingentissime ma, santoddio, 20 milioni per una campagna elettorale locale, suvvia! Forse Statera confonde con quello che è disposto a spendere (molto ma molto di più) il suo padrone Carlo De Benedetti pur di fare fuori Berlusconi. Quella paginata di Repubblica è una ininterrotta sequela di insulti, contumelie, offese personali, illazioni, menzogne e diffamazioni. È unorgia allucinata di aggettivazioni spregiative, un «pezzo» da leggere nelle scuole di giornalismo per dimostrare come non si deve scrivere; in particolare quando, per denigrare qualcuno, si vuol essere credibili. Tuttavia ha un vantaggio tattico, larticolessa fangosa di Statera, che come spargitore di melma è abile: pur di dire tutto il male possibile di Milano non porta fatti, argomenti, notizie, elementi concreti, ma solo balle e sciocchezze come quella delle spese elettorali di Letizia Moratti. Quindi non può essere contestato nel merito, semplicemente perché il merito non cè.
Ricordo che qualche anno fa, quando era stato arruolato nella battaglia delle lobby pro-Fiumicino (e pro Air France) contro la Malpensa, in uno dei suoi molti articoloni denigratori su Repubblica, Statera arrivò a scrivere che laeroporto varesino era praticamente inaccessibile perché collegato solo da viottoli di campagna perduti nella nebbia.
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