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«Macerata è la migliore». Ma è ultima in classifica

L’Università di Macerata è un piccolo ateneo: sette facoltà, tutte vicine tra loro; una cittadella nella cittadina, un insieme di aule e biblioteche, sale studio e uffici, intimo e accogliente, capace di offrire - come recita il sito web - «un insieme omogeneo, prevalentemente umanistico» che genera «un profondo senso di appartenenza» tra docenti e studenti. Questo idilliaco epicentro del Sapere fino a ieri - prima cioè che il ministro Gelmini stilasse compunta la classifica dei buoni e dei cattivi - coltivava grandi sogni: investire grosse somme nella ricerca, assumere giovani ricercatori, strappare menti brillanti al precariato e offrirgli i mezzi per raggiungere l’eccellenza, sia nel campo della ricerca pura che della didattica. Ma i grandi sogni, specialmente in campo accademico, richiedono grandi somme. Il rettore, Roberto Sani, era sicuro di poterne avere a sufficienza; del resto, era appena il 12 giugno scorso quando decantava il suo istituto «terzo tra i 58 atenei italiani statali per virtuosità», e gongolava nell’aspettarsi in premio dal ministero un congruo riconoscimento economico. «Se fino allo scorso anno - recitava la nota del magnifico, fino a ieri sulla home page del sito dell’Università, poi scomparsa - l’Università di Macerata aveva diritto solo allo 0,47 per cento della cifra stanziata, quest’anno potrà ottenere il 2 per cento, ossia quattro volte tanto. Nonostante i possibili tagli ai fondi per le Università, l’Ateneo maceratese con l’applicazione della Legge 1 del 2009 si troverebbe a ricevere una cifra consistente come quota premiale sulla base del merito».
Ieri lo stesso ministero che doveva finanziare il rilancio ha posto l’ateneo in fondo alla classifica delle Università italiane; all’ultimo posto, additato come esempio da non seguire. Altro che aumento dei finanziamenti. Su Macerata si è abbattuta la scure dei tagli: il tre per cento in meno, per una riduzione in portafoglio di un milione e 130mila euro.
Se da un lato ha affossato le speranze dei vertici dell’ateneo, dall’altro l’annuncio di ieri della Gelmini ha svelato un mistero che da un mese teneva occupati molti professori e ricercatori della facoltà: ma questa classifica che vedeva Macerata al terzo posto, da dove veniva? Chi l’aveva stilala? «Ora finalmente è tutto chiaro - commentano a più voci dall’Università -: quella classifica Sani se l’era compilata da solo».
In effetti né dal Miur né da altri organi istituzionali è stato possibile rintracciare riferimenti a questa fantomatica classifica. La soluzione finale al mistero è arrivata però nella serata di ieri, quando il prorettore dell’università di Macerata Luigi Lacché ha rilasciato un comunicato: «Recentemente il rettore dell’Università di Macerata Roberto Sani, sulla base dei criteri stabiliti a suo tempo dal ministero, aveva giudicato molto positivamente la posizione dell’ateneo tra le Università italiane. Nel frattempo però sono cambiati i criteri di valutazione per cui il nostro ateneo, che prima era in posizione più vicina alla vetta, è tra gli ultimi. Infatti se si mette la ricerca tra i criteri di valutazione il confronto con il Politecnico di Milano ci vede nettamente perdenti, perché il Politecnico ha 3.000 di cilindrata perché maggiormente vocata ad attirare risorse. Macerata invece ha un ateneo umanistico, per cui la nostra cilindrata è diversa».

Gli studenti amanti delle utilitarie saranno contenti.

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