«Made in Italy e politica devono allearsi»

da Milano

Fondatore di Altagamma, presidente del gruppo di famiglia, deputato del Pdl: Santo Versace, protagonista al convegno di Federlegno «Italian Life style», è uomo dalle molte vite, come la griffe che porta il suo nome. «Dopo la morte di Gianni e i cambiamenti con l’ingresso di mia nipote Allegra, ora la Versace è rinata per la terza volta», dice in questa intervista al Giornale.
Versace e Altagamma, ovvero le eccellenze del made in Italy. Ma i giganti del lusso, vedi Lvmh, parlano ancora francese.
«Ma in Francia hanno cominciato nel 1800! Le nostre griffe non hanno più di trent’anni, ma se mettiamo insieme i numeri, siamo i più forti di tutti. E Altagamma, se fosse un gruppo unico, sarebbe il primo al mondo».
Sì, ma le griffe dovrebbero fondersi: difficile.
«Comunque, la tendenza è quella: mio fratello Gianni, che vedeva lontano, già voleva unire Versace e Gucci. Oggi anche in Italia stanno nascendo dei poli importanti: della Valle è un buon esempio, come il fondo Charme nel design. E ce ne saranno altri, a tutti i livelli: anche la Borsa può essere una strada. Il vero problema è la politica, che, così come è ora, non aiuta il made in Italy: in Francia è ben diverso».
E lei quali leggi propone?
«Le leggi non si fanno da soli, ma certo ho le idee chiare sui punti di partenza: educazione, legalità e meritocrazia. Parole dimenticate dalla politica, e l’Italia ne soffre: all’estero, eravamo la Dolce vita, ora siamo Gomorra».
Da dove comincerebbe, per fare il lifting all’Italia?
«Dalla trasparenza.

Che vuol dire non nascondere i problemi, dall’emergenza rifiuti alla corruzione - un business da 50 miliardi l’anno, dati ufficiali -, bensì risolverli: e contemporaneamente comunicare al mondo l’eccellenza del made in Italy. L’abbiamo già fatto, ai tempi dei famigerati “spaghetti alla P38”: e così dobbiamo tornare a fare».

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