Alessia Marani
Che quella bella signora sui sessantanni cominciasse a vincere un po troppo al Bingo, non gli andava davvero più tanto giù. E poi, senza un lavoro fisso, senza una pensione, dove li prendeva i soldi per giocare? Linvidia butta giù i palazzi, dice un vecchio detto. In questo caso, manda dritti gli spacciatori in galera. Succede a Tor Bella Monaca, periferia Est. Una «soffiata» agli uomini del vicequestore Antonio Franco segnala le «incursioni» della donna nelle sale giochi di zona. «La signora - rivela un confidente - deve avere ripreso a piazzare la coca, altrimenti è inspiegabile quel giro di denaro».
Non ci vuole molto agli agenti della squadra giudiziaria del Tuscolano per risalire ai movimenti di Rita Flora Di Stefano, 60 anni, già indagata nel 90 per un traffico di stupefacenti, appassionata di gioco e madre di Stefano Capocchia, 40 anni, pregiudicato, dodici anni di galera alle spalle, di cui tre e sei mesi scontati in un carcere spagnolo per contrabbando di droga (2mila chili di hashish) con tanto dimputazione per associazione a delinquere. Dietro le sbarre cera stato fino al gennaio 2005, quindi il ritorno a casa nel suo appartamento di via Carlo Labruzzi dove rimettere su un giro di tutto rispetto. I poliziotti ottengono dai magistrati un doppio mandato di pequisizione. Nella sua abitazione nascosti dietro un armadio, trovano 2,5 grammi di cocaina e una fondina per un revolver calibro 38, oltre ad alcune centraline elettroniche di quelle che servono per forgiare i codici di sicurezza per chiavi dauto ancora da sagomare. A casa della madre, in via Spertini, invece, saltano fuori 150 grammi di polvere bianca della migliore qualità, occultati in un filtro applicato al cestello della lavatrice. Filtro in ferro che la stessa Flora era in grado di forgiare con un apposito kit dotato di pressa.
«Lipotesi investigativa - spiega Franco - è che i due possano fare parte di unorganizzazione ben più ampia. Lo dimostra il materiale rinvenuto in loro possesso.
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