Una madre e il nazismo Dramma in musica firmato dalla Wertmüller

Al Leonardo in scena una storia vera della scrittrice Helga Schneider. La regista: «È un monito contro tutti gli autoritarismi»

Sergio Rame

Vienna, martedì 6 ottobre 1998. In un albergo. «Dopo ventisette anni ti rivedo, madre, e mi domando se nel frattempo tu abbia capito quanto male hai fatto ai tuoi figli». Il palcoscenico del teatro Leonardo ospita, in questi giorni, i tormenti di un’anima vecchia, ancora succube dell’ideologia di Hitler. Un crudele ritrovarsi e un doveroso abbandono: la storia vera di una madre e una figlia che, a causa degli eventi, non riusciranno mai a costruire un rapporto.
Uno spettacolo intenso e crudele che racconta la storia, vera, di Helga Schneider, bambina di pochi anni che nel 1943 viene abbandonata dalla madre, una Ss totalmente votata all’ideologia nazista. Sulla scena prende corpo l’ultimo incontro tra le due donne, rivissuto da Helga in un delirio notturno, sessant’anni dopo quel crudele abbandono. Riemergono frammenti del passato, i personaggi della sua infanzia, ma soprattutto lei, la madre cattiva, che lascia i due figli piccoli per seguire la sua «fede» totalitaria. «Questo spettacolo - racconta l’autrice - è il resoconto di una madre ormai vecchia a una figlia, anch’essa fin troppo vecchia, costretta ad ascoltare una tristissima non-storia causata da un abbaglio per l’ideologia nazionalsocialista». Nel corso di tutto lo spettacolo, infatti, la regista Lina Wertmüller ribadisce più volte una sorta di drammaticità dura e implacabile, un monito contro gli autoritarismi, il fanatismo ideologico e ogni forma, vecchia o nuova, di razzismo e antisemitismo.
Scrittrice affermata, la Schneider è autrice di romanzi a sfondo autobiografico che rievocano le follie dell’epoca hitleriana. Dopo il romanzo Lasciami andare madre (pubblicato da Adelphi), è tornata di recente a testimoniare le tragedie della propria infanzia con Io, piccola ospite del Führer, appena uscito per i tipi di Einaudi. Nello spettacolo Roberto Herlitzka veste i panni della vecchia e Milena Vukotic quelli dell’autrice: due grandi interpreti che riescono a dare vita a un incontro atroce, un misto di emozioni e riluttanza, con la madre che si rivolge a Helga chiamandola «topolino e scatola vecchia». Al centro dello spettacolo una figura poliedrica, fin troppo sfaccettata per poter essere giudicata: una nazista convinta di aver agito bene anche a distanza di tanti anni da quei terribili avvenimenti. «Uno spettacolo - spiega la Wertmüller - di un genere nuovo in quanto non ha niente a che fare con il musical, non sono canzoni, ma è la musica che racconta situazioni e sentimenti». Italo Greco e Lucio Gregoretti costruiscono questo musikdrama avvolgendo gli atti di questo dramma moderno con musiche struggenti che riescono a ferire di per sé. Cresce quindi una serie di motivi musicali che danno forza a questa figlia che, pur provando un forte risentimento nei confronti della propria madre, cerca in lei una sorta di conforto e spera di capire qualcosa di quest’anima perduta che la ha messa al mondo. «Il dramma che portiamo in scena - spiega Herlitzka - serve a tener viva una memoria che non deve essere dimenticata». Così come la musica anche la scena diventa espressione esteriore del conflitto interiore dei due personaggi: Enrico Job riadatta il palcoscenico del Teatro Leonardo quasi a trasformarlo in un quadro surrealista dell’eccentrico Salvador Dalí. Sulla scena si staglia un grande orologio senza lancette, all'interno del quale recitano gli attori, mentre un pendolo scandisce un tempo che, in realtà, è un non-tempo. «Grazie alla stretta collaborazione con Helga - continua la regista - siamo riusciti a dare vita a uno spettacolo ferocissimo, forse il più duro che io abbia mai fatto».


Il costo dello spettacolo, che si terrà fino a domenica 9 aprile presso il Teatro Leonardo (via Ampère 1), è di 19 euro (ridotto 12). Per prenotazioni ed eventuali informazioni è possibile telefonare allo 02-26681166.

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