La madre del piccolo Francesco: "Ora prego per l’altro mio figlio"

In gravi condizioni il fratellino Lorenzo. Il padre: rispettate il dolore

Elenea Girani

Alessandria - «Rispettate il nostro dolore». Poche parole di un papà che ha appena perso le speranze per il piccolo Francesco di sette anni e da ore sta passando da uno studio medico a un altro dell’ospedale infantile di Alessandria, dove lotta con la vita anche l’altro suo figlio, Lorenzo, due anni in più del fratellino. Con lui la moglie Katia e due ragazzi ventenni, vestiti alla moda, ma con negli occhi la disperazione di chi è più vecchio ed è stato costretto a confrontarsi con cose davvero brutte, per le quali non si riesce a trovare una ragione. Per mamma e papà Barbonaglia il tempo si è fermato alle 17,40 di mercoledì sulla bretella autostradale Casale-Santhià. Lì si è ribaltato il pullman sul quale viaggiavano i loro figli e gli altri compagni dell’elementare di Stroppiana (Vercelli) di ritorno dalla gita a Torino.
Indossano gli stessi abiti della sera prima. Lei pantaloni scuri e una maglietta gialla con un maglione sulle spalle. È al telefono cellulare. «È morto - risponde con voce ferma -. Non so nulla di più. Ho letto sul giornale che lo hanno portato in ospedale con l’elisoccorso, ma poi più nulla. Qui stiamo aspettando, ma voglio andare a Torino per vederlo ancora una volta». «Sono distrutta, adesso speriamo soltanto che si riprenda Lorenzo», dice nel pomeriggio parlando con il sindaco di Stroppiana, Vittorino Piazza, che l’ha chiamata per esprimerle la solidarietà degli abitanti del piccolo paesino del Vercellese. «In certi momenti non ci sono parole che tengano e Katia non aveva molto fiato: glielo ha tolto la morte di Francesco - commenta il primo cittadino -. Mi ha detto che le condizioni dell’altro figlio sono stazionarie, speriamo bene».
Nella notte il piccolo è stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico per asportare un ematoma al cervello. Sulla spalla della donna si posa la mano del marito, jeans chiari e camicia a quadretti, che mercoledì sera intorno alle 22 chiedeva con insistenza a una giovane infermiera di sapere di più sulle condizioni dei figli, anche telefonicamente. Francesco, ricoverato al Regina Margherita di Torino, è morto poche ore dopo. I genitori hanno deciso di donare cuore, fegato, polmoni, non gli occhi che potrebbero essere stati danneggiati dal grave trauma cranico che lo ha ucciso.
Nel corridoio del Cesare Arrigo c’è silenzio, non passa nessuno, quasi a rispettare un dolore troppo grande per poter essere condiviso, troppo personale perché una parola, qualunque, anche se detta con il cuore, possa essere di conforto. Alle pareti i disegni colorati che rappresentano personaggi dei fumetti, magari gli stessi che piacevano tanto a Francesco. Insieme sul pullman che si è ribaltato a pochi chilometri da casa, dopo la visita al borgo medievale di Torino e il pranzo in riva al Po, con i compagni avranno cantato e riso spensierati, come si fa quando si è in gita. Mentre papà e mamma aspettavano il loro arrivo sul piazzale della scuola. Poi improvvisamente l’incidente. E, a quel telefono dal quale ha parlato per ore ieri e la notte prima, a mamma Katia è arrivata quella notizia. Un morto certo, il piccolo Michael Vigna, altri feriti molto gravemente.

Tra questi c’è Francesco, che l’elisoccorso trasporta d’urgenza al Regina Margherita di Torino, dove però muore poche ore dopo. Il fratello Lorenzo arriva all’infantile di Alessandria, poco dopo mamma e papà. Sono con lui, rimasto a lottare.

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