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Il maestro Carmignola fa rivivere il Settecento

L'anno nuovo della Gog si apre sulle note della musica antica, con un concerto del violinista e direttore Giuliano Carmignola, considerato attualmente uno dei più interessanti interpreti del repertorio settecentesco, e della sua Orchestra Barocca di Venezia, specializzata nell'esecuzione su strumenti originali. Lunedì prossimo al Carlo Felice (h 21) ascolteremo brani che vedono protagonisti gli archi e in particolare il violino: due concerti per archi e basso continuo di Antonio Vivaldi (sol minore RV 152 e mi minore RV 133), uno in forma analoga di Tomaso Albinoni (sol maggiore op. 7 n. 4) e quattro concerti per violino solista, archi e basso continuo: due di Vivaldi (do maggiore RV 177, sol maggiore RV 303) e due di Jean-Marie Leclair (re minore op. 7 n. 1 , do maggiore op. 7 n. 3), fondatore della grande scuola violinistica francese del settecento e che nelle sue composizioni ricalca spesso il modello vivaldiano dei concerti, in tre movimenti secondo lo schema veloce-lento-veloce. Re dell'epoca barocca musicale - che convenzionalmente va dall'inizio del XVII secolo alla morte di J.S. Bach, nel 1750 - e anima del virtuosismo strumentale, il violino cominciò ad imporre le sua peculiarità melodiche a partire dal seicento, parallelamente allo sviluppo della vocale monodia accompagnata, per poi raggiungere l'apice della sua espressione e diffusione nel corso del settecento, quando fiorì una nutritissima letteratura violinistica, con pagine tese a valorizzarne le facoltà idiomatiche, sia timbri che che tecniche. È bene specificare, per non incorrere in errori o incomprensioni, che lo stile dell'epoca rimaneva nell'ambito sempre di una struttura melodia/accompagnamento, in cui la voce principale era affidata al solista (uno o più strumenti), che si alternava al gruppo e che era sempre sostenuta dal basso continuo, ossia la base armonica, il sostegno. Siamo ancora lontani dal rapporto dialettico e molto più complesso che lo strumento solista instaurerà con le sezioni dell'orchestra classica e romantica. E tornando al barocco e al concerto di lunedì sera, proprio Vivaldi, il «prete rosso» (prete perché era stato ordinato in effetti sacerdote e rosso dal colore della sua capigliatura) seppe portare il violino al suo più alto livello espressivo, arricchendo e stimolando al massimo le potenzialità di questo strumento e riversando nei propri spartiti una capacità inventiva particolare ed inesauribile.

Un cammino che egli intraprese prendendo spunto da altri grandi maestri e violinisti come Corelli (di una trentina d'anni più vecchio e vertice della scuola bolognese) e che lo portò a maturare uno stile che definiremmo emblematico, soprattutto per quanto riguarda la forma del concerto; parallelamente a lui lavorarono altri musicisti e compositori come Geminiani e proprio Albinoni, nella cui musica però - come ascolteremo - già figurano i tratti di quello stile galante (anche detto rococò per le affinità formali dell'analogo stile ornamentale e pittorico) che rappresentò l'estrema fase del barocco. Prossimo concerto, lunedì 18 gennaio con il pianista Christian Zacharias, che eseguirà musiche di Beethoven, Stockhausen, Brahms, Schubert.

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