Più volte Riccardo Muti ha dichiarato di volersi godere il post Scala in santa pace, libero da vincoli con istituzioni che, dopo il divorzio scaligero, avevano avviato subito una seducente politica di corteggiamento. Ma lui niente, fatta salva l’orchestra-pupilla, cioè la giovanile Cherubini, il complesso per il quale il Maestro ha elaborato un progetto di formazione a lungo termine e che da venerdì prossimo è protagonista del Festival di Pentecoste di Salisburgo con un programma in omaggio alla Scuola Napoletana.
Però, alla fine, Muti ha ceduto alla sirena di un complesso d’eccezione, a una delle più belle orchestre, e non solo americane, quale la Chicago Symphony, la compagine che il Maestro non conduceva dal 1973 (debutto al Ravinia Festival) ma che era tornato a dirigere lo scorso autunno sfoggiandola anche nel corso di un tour europeo con tappe in Italia dove l’Orchestra mancava da 25 anni.
È di ieri l'annuncio che Riccardo Muti sarà il decimo direttore musicale della Chicago. Parte dal 2010 il contratto quinquennale che prevede un impegno di dieci settimane, più le eventuali tournée. In realtà, il rapporto si farà stringente già dal gennaio 2009 con Muti coinvolto nella pianificazione delle stagioni future, più le audizioni e la serie di appuntamenti, per un totale di due settimane, in programma per la stagione 2009-2010.
Un colpo di teatro. Una notizia che piove inaspettata considerato che in settembre Muti aveva sorvolato sulle richieste di una conduzione stabile. E questo, mentre la presidente dell’Orchestra, Deborah Rutter Card, rimarcava la «relazione speciale di Muti con l’orchestra» definendo i concerti: «un lascito testamentario». E lui, in rimando, parlava di affinità elettive. Però, di contratti, neanche a parlarne.
«Nel momento in cui Muti ha raggiunto il podio della Chicago, è stato subito evidente che qualcosa di veramente speciale si era verificato», ha spiegato, ieri, la Card. E ancora, «la relazione creatasi fra Muti e i nostri musicisti è stata elettrica, e il modo di fare musica sorprendente. Siamo entusiasti all’idea di nominare Riccardo Muti, uno dei più straordinari direttori di tutti i tempi, direttore musicale della Chicago Symphony Orchestra».
Sulla stessa lunghezza d’onda Muti. «È interessante il tempismo delle cose», ha osservato il Maestro. «Ho molto gradito, nella mia vita, la veste di direttore ospite di grandi orchestre come i Wiener, la New York Philharmonic, la London Philharmonia e la Bayerischer Rundfunk, così come mi piace il lavoro con la Cherubini. La Chicago Symphony Orchestra, dopo un’assenza di più di trent’anni è rientrata nella mia vita lo scorso settembre e la sintonia immediata con questi fantastici musicisti mi ha fatto una grande impressione. Questa forza musicale è poi cresciuta durante il nostro tour europeo. Talvolta, quando meno te l’aspetti, il tempo e le situazioni si congiungono. Questo è accaduto a Chicago, una città interessante, e sono molto felice di continuare a fare musica con i musicisti della Chicago Symphony Orchestra, così pure di lavorare con il Board of Trustees e la cordiale squadra condotta da Deborah Card».
Sfumato in un primo tempo il progetto della direzione stabile, la Chicago stava patteggiando per assicurarsi almeno qualche puntata mutiana. Evidentemente, la tenace opera di persuasione dei vertici della Chicago, ha finito per cambiare l’orientamento di partenza del Maestro.
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