Maggioranza assoluta ai popolari. Psoe al minimo storico

Madrid Come previsto, più del previsto. I dati della vittoria del Partido popular in Spagna sono trionfali: con quasi il 44 per cento dei suffragi i conservatori si aggiudicano la maggioranza assoluta dei 350 seggi della Camera. Dati non ancora definitivi indicano la forbice tra 181 e 185. Con il 30 per cento dei voti, invece, i socialisti otterrebbero il peggior risultato dalla fine del franchismo, avvenuta esattamente 36 anni fa.
Non ha dunque avuto successo il tentativo attuato in extremis dal premier uscente Josè Rodriguez Zapatero di rinvigorire le scarse chances dei socialisti dimettendosi e proponendo in sua vece un nuovo e battagliero candidato, Alfredo Rubalcaba: nel prossimo Parlamento non dovrebbero nemmeno riuscire a raggiungere i 120 seggi: una batosta memorabile.
Per quello che riguarda le altre forze politiche, i nazionalisti conservatori catalani di Convergencia y Uniò otterrebbero fra i 13 e i 15 seggi, la coalizione di estrema sinistra Izquierda Unida fra i 9 e gli 11 (nella legislatura precedente erano solo 2), il Partito Nazionalista Basco (Pnv) fra 4 e 5 seggi e i radicali indipendentisti («abertzale») della coalizione Amaiur fra i 6 e 7 seggi.
I socialisti sono stati puniti dunque da un discreto travaso di voti a sinistra ma anche da una forte astensione: dato definitivo relativo all’affluenza dovrebbe aggirarsi attorno al 70%, circa cinque punti in meno rispetto al 2008. Un altro fattore che ha avuto la sua importanza è stata l’assenza della pressione esercitata dall’Eta: i terroristi baschi, fiaccati da una determinata campagna che ha portato in questi anni alla cattura dei loro capi, hanno annunciato una resa sostanziale che certamente ha giocato a favore dei popolari, da sempre i più intransigenti nel rifiuto di qualsiasi compromesso con gli indipendentisti di estrema sinistra.
È però significativo che questa volta il partito più vicino alle posizioni radicali degli indipendentisti sia riuscito a diventare la prima forza politica dei Paesi Baschi; la sconfitta del Pnv può essere letta come una duplice risposta dei baschi indipendentisti: da una parte una volontà di ottenere rappresentanza a Madrid nel momento in cui l’Eta di fatto scompare dalla scena con l’annuncio della fine della lotta armata e dall’altra, nella consapevolezza della vittoria dei popolari, come un modo più «forte» di porre la continuità della questione basca. In ogni caso, è una sconfitta dei moderati in un territorio che ha più che mai bisogno di una credibile pacificazione.
Con la maggioranza assoluta Mariano Rajoy avrà mani libere per varare i tagli preannunciati per rimettere in pista la Spagna, sempre più in difficoltà, con una disoccupazione al 21,5%, la più alta d’europa.
Rajoy ha promesso tagli «ovunque» eccettuate le pensioni, affinchè Madrid centri l’obiettivo di un deficit del 4,4% nel 2012 dal 9,3% dello scorso anno.

I popolari puntano a rilanciare l’economi abbassando le imposte sulle imprese con un aliquota unica del 20% per le Pmi e promettono fino a 3.000 euro di sgravi per ogni posto di lavoro creato.
Oggi il risultato elettorale sarà giudicato dai mercati che venerdì avevano ripreso di mira la Spagna con uno spread superiore a 500 punti

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