È un ping pong. Ora il gonfalone della Regione Liguria è stato respinto nelle mani della giunta di Claudio Burlando. Ieri la riunione di maggioranza ha deciso di non decidere sulla presenza ufficiale del vessillo al Family day dopo il voto in consiglio regionale. Sembrava dovesse essere il giorno della decsione, invece è arrivato un rinvio. Eppure il gonfalone ha fatto forse un piccolo, decisivo passo verso Roma. Perché la riunione dei vertici del centrosinistra, che si annunciava come una resa dei conti, con la sinistra radicale a chiedere soddisfazione per lo «sgarbo» subito per la questione morale della Margherita, in realtà ha portato a una chiaccherata o poco più. «Clima sereno», conferma il segretario regionale di Rifondazione Comunista, Giacomo Conti. «Nessuno scontro, anzi un confronto positivo che serve a distendere i nervi e ad allentare la tensione su un incidente di percorso», si allinea Claudio Gustavino, capogruppo regionale dellUlivo, ma esponente della Margherita e protagonista di una di quelle assenze che fece passare lordine del giorno di An. Limpressione è che la maggioranza cerchi di sminuire la valenza del voto sul Family day per consentire alla sinistra radicale di sopportare la presenza del gonfalone alla manifestazione senza dover giustificare una sconfitta politica.
Dal canto suo la Margherita un impegno a evitare altre fughe pericolose verso lopposizione deve esserselo assunto. «Dico che si è trattato di un incidente di percorso perché quel giorno avevamo fatto un lungo e difficile lavoro di conciliazione sui diritti della famiglia e delle altre forme di convivenza - spiega ancora Gustavino -. Alla fine si è trattato di votare un ordine del giorno in un minuto, senza discussione, né illustrazione, e abbiamo preso decisioni istintive, forse anche per un po di inesperienza».
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