Maggioranza spaccata sul «ticket»

Una paternità contesa al contrario: il figlio negletto è il ticket prossimo venturo, la madre certa è il deficit nella sanità, i padri incerti, lesti nell’indicarsi a vicenda, sono la giunta Marrazzo e quella precedente guidata da Storace. Ovvio che un po’ tutti tentino di scaricare altrove una misura impopolare come la tassa sui farmaci. E la maggioranza, pur di tentare di lavarsene le mani, prima prova a gettare il pupo non ancora nato tra le braccia del centrodestra e, in seconda istanza, scarica il barile-ticket in direzione Palazzo Chigi, cercando di stemperare questa magagna laziale nella supercontestata Finanziaria nazionale. L’opposizione si smarca e rimpalla le accuse, e ha gioco facile nel ricordare come proprio l’attuale giunta abbia eliminato quel ticket che ora si vede costretta a reintrodurre, quasi certamente in misura superiore rispetto all’euro per ogni ricetta chiesto dal governo regionale di Storace. E nel ping pong infinito piomba ieri la dichiarazione - polemica suo malgrado - del presidente di Lazio Sanità, il diellino Lucio D’Ubaldo. «Ho sempre ritenuto - spiega il successore di Gramazio, intervenendo alla presentazione di un rapporto sugli anziani all’ospedale San Giovanni - che il ticket sui farmaci doveva essere mantenuto». Secondo D’Ubaldo, inoltre, il ticket «dovrà essere equilibrato e moderato», e dovrà soprattutto «avere un valore pedagogico, ossia finalizzato a dissuadere dall’abuso di farmaci». Altrimenti, «se diventa invece uno strumento per ridurre il deficit - attacca il presidente di Lazio Sanità - vorrà dire che il governo locale non è stato in grado di adottare scelte rigorose». Ma proprio dalla maggioranza arrivano conferme in senso contrario, con voci autorevoli come quelle di Zingaretti e dello stesso Marrazzo che - pur scaricando come sempre sulla giunta precedente - legano esplicitamente la reintroduzione del ticket al bisogno di arginare il deficit. E lo stesso assessore alla Sanità Augusto Battaglia ammette che l’introduzione del ticket «al massimo di 5 euro» sarà un indispensabile aiuto al bilancio, «e sarà comunque decisa in Finanziaria».
«Stupefatto» dalle affermazioni di D’Ubaldo, che condivide, il capogruppo regionale azzurro Alfredo Pallone, che ironizza tra pedagogia e demagogia: «Come mai il presidente di Lazio Sanità non domanda le ragioni, tutte demagogiche ed elettorali, del perché il suo centrosinistra ha eliminato il ticket che esentava tutte le fasce deboli nella sanità ed era comunque 1 euro a ricetta? È stata forse una cancellazione pedagogica?». Critico con la giunta, all’interno della maggioranza, è anche il socialista Donato Robilotta, che concorda con il punto di vista di D’Ubaldo e ritiene che l’abolizione del ticket «ha comportato un aumento della spesa farmaceutica, ormai fuori controllo, e ha contribuito ad aumentare il deficit della sanità nel 2006».
E la linea difensiva della giunta? La solita. Il governatore Marrazzo prima annuncia che la misura «qualora decisa dal Governo», «potrà essere eliminata solo quando ridurremo la spesa farmaceutica» e poi lascia le «colpe» a chi l’ha preceduto: «Il ticket sui farmaci che dobbiamo mettere è figlio della responsabilità del governo regionale precedente». Dichiarazioni in carta carbone per il segretario regionale della Quercia, Nicola Zingaretti, che suggerisce di parlare di «tassa Storace», richiama la maggioranza alla compattezza e aggiunge: «Il ticket lo impone il governo nazionale, che ha esplicitamente posto questa condizione come una tra le tante per approvare il piano di rientro della sanità».
Il solito scaricabarile non piace però alla Cdl. «I fatti parlano chiaro: il ticket sui farmaci che la Regione sta per imporre non solo è figlio della giunta Marrazzo, ma anche fratello dell’aumento dell’Irap e dell’Irpef. Ed è pure cugino dei ticket sulla diagnostica e sul pronto soccorso imposto dal governo Prodi», replica caustico per Forza Italia Stefano De Lillo, vicepresidente della Commissione regionale sanità.

E anche il gruppo di An, ricordando «lo sfondamento del tetto sui bilanci in 21 su 23 Asl, gestite dai direttori generali nominati da questa Giunta regionale», individua «nell’imperizia di Marrazzo e della sua maggioranza ormai allo sbando più completo» la colpa di un ticket «prima tolto e poi ripristinato triplicato».

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