La magia del governatore rosso: inaugura l’ospedale che non c’è

C’è una carta che, forse più di ogni altra, Vasco Errani vuole giocare per centrare il tris alla guida della Regione Emilia Romagna. Se davvero, come probabile, l’uomo di Massa Lombarda supererà le resistenze interne al Partito democratico e correrà in primavera per il suo terzo mandato, lo farà presentando un biglietto da visita contrassegnato da un solco speciale: la parola fine sul maxi polo ospedaliero di Cona, alle porte di Ferrara.
Quello che dovrà diventare il primo ospedale emiliano romagnolo è noto, ai più, soprattutto per i quattro blitz del Gabibbo e per essersi trasformato nella meta di pellegrinaggio di quei politici locali che negli anni ne hanno annunciato l’apertura con una quindicina di date diverse. Benedetto da Papa Wojtyla con la posa simbolica della prima pietra nel 1990, iniziato circa un lustro più tardi, passato attraverso una chilometrica serie di battaglie legali, varianti e diatribe progettuali, l’ospedale «infinito» è costato la bellezza di 285 milioni di euro (360 mila euro a posto letto, 1.600 euro a metro quadro) contro i 200 miliardi di lire previsti alla fine degli anni Ottanta.
La sforbiciata al nastro, considerate le decine di milioni di euro pompate a vario titolo da Bologna per Cona, Errani è intenzionato a darla in concomitanza delle elezioni regionali di marzo, settimana più settimana meno. Per prestare fede, almeno, alle ultime promesse (il contratto sottoscritto dalla sanità regionale con il consorzio dei costruttori «Progeste» prevede il complesso sanitario «sostanzialmente ultimato» entro il prossimo 31 dicembre). Peccato che si tratterà inevitabilmente di un’inaugurazione fittizia (o, appunto, elettorale), dato che per quella data dentro il nuovo nosocomio dei pazienti non ci sarà nemmeno l’ombra.
In questi giorni, del resto, sulla via Emilia più che i politici sono stati i tecnici a parlare e ad aggiornare il quadro dei ritardi. Se la gran parte dei lavori sarà effettivamente ultimata entro marzo o aprile del 2010 (ma anche in questo caso in barba agli annunci istituzionali lanciati nell’ultimo sopralluogo al cantiere lo scorso maggio), il primo paziente, nella più ottimistica delle previsioni, entrerà nell’ospedale non prima dell’autunno dello stesso anno. Considerato che il tormentone dei finanziamenti da qualche mese si è risolto con lo sblocco di un rogito di oltre 65 milioni di euro da parte dell’Inail, infatti, le spine che ora rimangono sono di natura squisitamente tecnico-organizzativa. Si va dai cosiddetti lavori infrastrutturali accessori (dai raccordi stradali passando per la metropolitana di superficie) alla complessa fase dei collaudi e dei traslochi tecnologici dal vecchio ospedale ferrarese situato nel cuore della città estense, il Sant’Anna di corso Giovecca. Fuori dal taglio del nastro di Errani rimangono, oltre alle attività non prettamente ospedaliere del futuro polo, i cinque laboratori ad alta tecnologia che il Sant’Anna tuttora ospita (tra cui quelli di analisi e i farmaceutici), per i quali proprio in queste ore i responsabili dei lavori stanno lavorando all’ennesima perizia di variante suppletiva.
Il punto è che se i trasferimenti e le acquisizioni non avverranno al massimo entro i primi giorni del novembre 2010, si slitterà fatalmente all’anno successivo. Secondo le autorità sanitarie i collaudi delle apparecchiature (senza pazienti) dovrebbero durare almeno 3 mesi, i traslochi altri 2. Una stima a giudizio di diversi esperti piuttosto ottimistica, considerate le incognite di turbolenza meteorologica e no che si profilano sull’orizzonte di Cona.
Qualche tensione al centro del consorzio Progeste, infatti, di recente è stata confermata anche dai responsabili del cantiere: «È normale che soprattutto per opere di questa portata i rapporti tra i committenti e gli esecutori non siano idilliaci, rientra nella caratura di appalti del genere», è stato detto.
Insomma, pure la scadenza iper-prudenziale (dicembre 2010) fissata dal nuovo sindaco ferrarese Tiziano Tagliani alla festa locale del Partito democratico potrebbe davvero non bastare.

«Ci ritroveremo nei primi mesi del 2010, a quel punto per l’apertura vera e propria del nostro ospedale più importante», aveva scandito in maggio il veterano della sanità emiliano romagnola e braccio destro di Errani, l’assessore Giovanni Bissoni, cercando di rispedire al mittente le accuse di sprechi.
Di vero e proprio, probabilmente, ci sarà poco più di una nuova passerella. Salvo sussulti verecondi dell’ultima ora.

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