da Milano
La Magiste di Stefano Ricucci è a un passo dal fallimento. Secondo indiscrezioni i due pubblici ministeri romani che indagano sul gruppo dellimmobiliarista, Giuseppe Cascini e Rodolfo Sabelli, starebbero valutando unistanza per dichiarare lo stato di insolvenza della holding del finanziere. Uneventualità che troverebbe la decisa opposizione degli advisor di Ricucci, a cominciare da Vittorio Ripa di Meana, lavvocato a cui il finanziere ha affidato il compito di sbrogliare la complicata matassa legale. Ripa di Meana si prepara a chiedere una procedura concorsuale («È ancora da decidere se avrà la forma di un concordato preventivo»). Lobiettivo, ha detto lavvocato, è quello di «definire tutte le pendenze aperte e di consentire a Magiste di rimanere in bonis continuando lattività immobiliare».
Dellistanza Ripa di Meana ha parlato in un incontro nel pomeriggio di ieri con il numero uno della Popolare Italiana Divo Gronchi, accompagnato da uno degli avvocati dellistituto Alberto Alessandri. Appena prima i vertici dellex Popolare di Lodi avevano fatto visita ai pm incaricati di seguire il caso.
Al termine del summit con gli uomini della ex Lodi i due magistrati non sembrerebbero aver cambiato opinione. Già nella recente ordinanza di arresto di Ricucci, siglata dal giudice per le indagini preliminari Orlando Villoni su richiesta dei due pubblici ministeri, lo stato di salute di Magiste era definito come «oggettivamente prefallimentare». E nella consulenza tecnica si parlava di «situazione patrimoniale negativa» e di «squilibrio finanziario non sanabile». Su queste basi la procura intenderebbe muovere per tutelare i crediti dello Stato, che vanta nei confronti di Magiste oltre 80 milioni per tasse non pagate. E in caso di avvio di una procedura fallimentare lamministrazione finanziaria acquisirebbe uno status privilegiato anche nei confronti della Bpi (laltro grande creditore, a cui Ricucci deve poco meno di 700 milioni). Linteresse della ex Popolare di Lodi sarebbe quello di una soluzione concordata che le consentisse di vendere nelle migliori condizioni il 14,77% di Rcs, dato in pegno da Ricucci alla Bpi. Ma sulla eventuale richiesta di fallimento la banca lodigiana ha le mani legate: «Queste sono decisioni della Procura, su cui noi non possiamo incidere», ha commentato lavvocato Alessandri al termine del vertice con i procuratori romani.
A risentire del possibile fallimento di Magiste è stato ieri il titolo Rcs, che ha perso l1,19% (praticamente stabile invece lex Lodi). Secondo le spiegazioni dei trader una procedura fallimentare potrebbe provocare la vendita forzata, «senza paracadute», della quota di Rcs nel portafoglio di Magiste, con le relative ricadute sul prezzo del titolo. Sempre ieri è stata anche la giornata dellassemblea di Rcs. Il presidente del gruppo Piergaetano Marchetti ha detto di non aspettarsi nessuna novità «a breve» sulla quota di Ricucci.
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