IL MAGISTRATO LIVIA POMODORO

«Realizzare a Rogoredo soltanto il carcere non ha senso». É secca l’opinione di Livia Pomodoro, presidente del tribunale di Milano, sul nuovo scenario che si apre per l’edilizia giudiziaria milanese. La Pomodoro è stata fin dall’inizio tra i sostenitori più convinti del progetto della «Cittadella», il grande complesso che sull’area del vecchio Porto di Mare doveva radunare tutte insieme le funzioni chiave della giustizia a Milano: tribunale, carcere, servizi. E l’idea di un doppio binario, una corsia privilegiata per traslocare a Rogoredo almeno la prigione di San Vittore in tempi stretti, non la convince affatto.
Presidente, il problema secondo l’assessore Masseroli è che gli avvocati non hanno nessuna voglia di trasferirsi in periferia.
«Con Masseroli nei giorni scorsi non ho avuto modo di parlare. Devo dire che fino a quando abbiamo avuto un dialogo con i rappresentanti dell’avvocatura mi era sembrato che cogliessero chiaramente i vantaggi che sarebbero arrivati anche per loro da questa operazione, ci sarebbero stati degli spazi professionali intra moenia, all’interno del nuovo palazzo, che avrebbero agevolato la professione, e sa il Cielo se in tempi di vacche magre come questi ne hanno bisogno. Mi stupisce che abbiano avuto dei ripensamenti».
Se il nuovo palazzo di giustizia viene rinviato alle calende greche, perché non cominciare a portare a Rogoredo almeno il nuovo carcere?
«L’operazione secondo me ha senso solo se si va a Rogoredo tutti insieme, giudici, avvocati, cittadini. Altrimenti la soluzione rischia di essere impraticabile per motivi logistici e di organizzazione del lavoro».
Intanto in via San Barnaba stanno per sorgere dodicimila metri quadrati destinati ad uffici giudiziari.

Cosa ne farete?
«L’anno scorso si era pensato che lì sarebbe andata la Corte d’appello civile. Se invece tutto il programma torna in discussione è chiaro che anche la destinazione di questo complesso tornerà ad essere oggetto di riflessione. Diciamo che stiamo valutando».

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica