Tra consulenze e coincidenze il Riesame decide su Catella

Oggi il costruttore davanti ai giudici per annullare l’arresto. Non negherà il rapporto con Sala, ma esclude la corruzione. Ancora ai domiciliari, ma senza più deleghe nella società Coima

Tra consulenze e coincidenze il Riesame decide su Catella
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Basarsi solo sulle coincidenze, rischia di far vedere un reato dove reato non c'è: questa, di base, la linea difensiva che oggi Manfredi Catella (con il sindaco Sala nella foto), il costruttore arrestato il 31 luglio nella retata sull'Urbanistica, proporrà ai giudici del tribunale del Riesame per convincerli ad annullare l'ordinanza di arresto, come già deciso dallo stesso tribunale per gli altri cinque arrestati. Da 20 giorni Catella è agli arresti domiciliari nella sua casa di viale Majno, chiuso a leggere il profluvio di chat che lo dipingono come il dominus della Cupola che, secondo la Procura, governava l'edilizia milanese. Catella non rinnega il ruolo di punta svolto in questi anni, non smentisce i rapporti di amicizia col sindaco Beppe Sala, ma nega con forza l'esistenza di un «patto corruttivo». In particolare di quello che ha portato il giudice preliminare Mattia Fiorentini ad accogliere la richiesta di arresto avanzata dai pm: il pagamento di oltre 25mila a euro all'architetto Alessandro Scandurra, membro della commissione Paesaggio, perché nella seduta del 25 ottobre 2023 partecipasse al voto favorevole su uno dei progetti più cari a Coima, la società di Catella: la riconversione del Pirellino, il grattacielo di via Melchiorre Gioia.

I soldi da Coima a Scandurra vengono giustificati formalmente con il pagamento di una fattura per una consulenza su tutt'altra vicenda, il progetto mai realizzato di uno studentato in via Messina. A dimostrare che la fattura era una copertura per la «stecca» secondo il giudice è la coincidenza dei tempi tra la seduta della commissione Paesaggio e il pagamento di Coima. Ma nella memoria inviata al Riesame, i legali di Catella spiegano che i tempi coincidono invece con quelli dell'avanzamento della pratica relativa all'incarico ricevuto: «La fattura n. 42 viene emessa e conseguentemente pagata in perfetta corrispondenza temporale con l'aggiudicazione definitiva del comparto Messina 53/ De Benedetti 1, oggetto della due diligence di cui all'incarico 7 settembre 2022».

Nella difesa di Catella c'è un piano B: se anche il tribunale dovesse ritenere che quella fattura nascondeva una corruzione, a risponderne non dovrebbe essere Catella, ma chi all'interno di Coima teneva i rapporti con Scandurra. Col quale, sottolinea Catella, io non avevo contatti. È un percorso scivoloso, perché sembra scaricare le colpe dell'amministratore delegato sui suoi sottoposti, ma il senso della memoria è chiaro: «Catella ha semplicemente affermato in sede di interrogatorio, in data 23.07.2025 di essere informato, in qualità di ad, che Scandurra aveva ricevuto da Coima incarichi aventi a oggetto lo studentato di via Messina n. 53 (cfr: p. 19, interrogatorio preventivo di Catella). Ovviamente ciò non può essere interpretato come un'approvazione di un qualsivoglia preteso patto corruttivo che, per altro, quando mai fosse intervenuto (cosa che non si crede), sarebbe stato stretto tra soggetti diversi da Catella».

E se anche questo non bastasse, c'è pure il piano C: quand'anche il tribunale si convincesse che la tangente c'è stata e che a deciderla sia stato Catella, non c'è motivo di tenerlo agli arresti, perché ha rinunciato a tutte le deleghe operative di Coima: solo «ipotizzando in modo del tutto congetturale che i nuovi delegati siano delle teste di legno e gli organi di controllo

interni ed esterni (compresi quelli pubblici) presidi di mera facciata», si potrebbe sostenere che Catella può commettere altri reati. La Procura insisterà per gli arresti. La decisione del tribunale oggi o nei prossimi giorni.

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