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Così la toga rossa voleva aiutare Lucano. "Vado da Magistratura Democratica..."

Le intercettazioni tra il giudice Sirianni e l'ex sindaco di Riace: "Ti devi difendere e Md deve prendere posizione"

Così la toga rossa voleva aiutare Lucano. "Vado da Magistratura Democratica..."
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Un sindaco, Mimmo Lucano (foto), in grandi difficoltà. E la toga rossa amica che prova a salvarlo, mettendo in moto il network di Magistratura democratica. Le intercettazioni fra il sindaco di Riace e il magistrato Emilio Sirianni, giudice civile alla Corte d'appello di Catanzaro, sono del 2017 ma alcuni stralci, rilanciati dal Tempo, sono inediti. E mostrano in qualche modo come funzionava, e secondo alcuni come funziona ancora adesso, il metodo cosiddetto Palamara.

Lucano, che ha subito un'ispezione da parte della prefettura di Reggio Calabria per la gestione dei migranti, ha presentato una contabilità a dir poco controversa e pasticciata, ma l'amico si dà da fare per aiutarlo, anche se naturalmente non avrebbe alcun titolo per intervenire.

«Tu ti devi difendere - attacca Sirianni -. Non devi aspettare la procura, io non so chi c.. sono questi, io mi fido solo delle persone che conosco Vai a leggere quello che ti ho scritto, bisogna subito fare quest'altra domanda E poi devi fare la richiesta di essere sentito».

Insomma, la toga che ha familiarità con il primo cittadino finito sotto inchiesta, e oggi europarlamentare di Avs, mette le mani avanti. Offre consigli tecnici, ma va anche più in là spiegando candidamente che bisogna attrezzarsi per superare l'ostacolo. Come? La spiegazione esplicita due righe oltre: «Io domani vado a Roma a parlare con i vertici nazionali della Magistratura democratica, voglio parlare di questa situazione e poi ti faccio sapere Diciamo che ci sono modi e modi di fare le indagini Voglio cercare di fare in modo che Magistratura democratica prenda una posizione anche se non è facile».

Trame sottobanco. Pressioni. Interferenze. Manovre dentro le correnti, in particolare quella della sinistra giudiziaria, volte a ridimensionare le eventuali responsabilità di Lucano. Non solo: Sirianni caldeggia un'intervista del sindaco all'Espresso, predispone un'istanza di accesso agli atti e prepara comunicati di solidarietà, che passano naturalmente sempre per Magistratura democratica.

Il giudice dà quindi una sorta di copertura politica a Lucano, lasciando intravedere una gestione extra processuale del caso Lucano. In realtà il processo di primo grado si chiude con una condanna pesantissima a 13 anni e 2 mesi, ma in appello gran parte delle accuse cade. E la pena si riduce a poca cosa: 18 mesi. Ora Lucano aspetta la cassazione, ma intanto la scorsa estate arriva al Csm la pratica relativa a Sirianni. C'è in gioco la valutazione della professionalità, in sostanza l'esame periodico cui le toghe vengono sottoposte, e Isabella Bertolini di FdI va all'attacco. Alla fine, dopo una lunga discussione, il giudice viene bocciato con un solo voto di scarto. Sirianni viene sostenuto dai laici di sinistra e dalle toghe progressiste, ma centrodestra e Magistratura indipendente lo affondano.

«Condizionato dal rapporto di amicizia e condivisione di pensiero» con Lucano, Sirianni, si legge nelle carte del Csm, «ha inteso offrire a Lucano il proprio apporto non solo

di conoscenza tecnico-giuridica, ma anche in termini più ampi, di (impropria) capacità di influenzare gli organi politici e la pubblica opinione in ragione dell'appartenenza a uno dei gruppi della magistratura associata».

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