Una autodifesa rabbiosa, quella di Gabriele Gravina. Ieri, dopo essere stato interrogato come indagato dai pm di Roma, il Numero Uno del calcio italiano parte all’attacco, si proclama vittima di dossieraggi, attacca Claudio Lotito, promette controrivelazioni e arriva quasi a minacciare: «Chi mi conosce caratterialmente sa che sono molto forte nelle mie reazioni». Ma non dice una parola sul vero tema sul tappeto: l’operazione che portò a cedere ad una società affollata di uomini della Federcalcio i diritti per le partite della LegaPro quando lui ne era presidente. E tace anche sul resto delle vicende che stanno ampliando i fascicoli di indagine: il contratto di assicurazione firmato dalla Federcalcio, la cessione a prezzi di realizzo della Salernitana.
La linea di difesa di Gravina, nel faccia a faccia col procuratore aggiunto Giuseppe Cascini, sarebbe stato - secondo quanto riferito da Repubblica - quella di «non avere toccato palla» nell’appalto per i diritti tv assegnato dalla LegaPro nel 2018. Ma nelle carte già acquisite dall’inchiesta ci sono documenti che dimostrano come Gravina, quando era alla guida della Lega, gestisse direttamente e nei dettagli queste pratiche. Si tratta in particolare delle lettere con cui Gravina nel giugno 2018 liquida due società, la romana Sportube e la londinese Eleven Sports che rivendicavano la continuità dei loro accordi per lo streaming del calcio minore, accusandole di non avere dimostrato in alcun modo la loro solidità e di non essere in grado di gestire tecnicamente il servizio. Una lettera che solleva grande agitazione tra i destinatari, anche perché dietro Eleven c’è uno degli emergenti del calcio italiano, Andrea Radrizzani, oggi protagonista del salvataggio della Sampdoria. I toni di quella lettera se confermano la durezza di Gravina dimostrano anche il ruolo diretto che l’attuale presidente federale ha svolto in questi anni nel business intorno cui ruota ora l’indagine di Roma.
Gravina, nella dichiarazione di ieri a margine dell’incontro con gli arbitri, afferma: «Pur non essendo indagato ieri ho chiesto di esserlo, una contraddizione. Ma era indispensabile da parte mia. Non per difendermi da magistrati che a me non mi hanno mai rivolto accuse, nemmeno ieri. Non ci sono imputazioni per il momento».
In realtà accuse e reati ci sono: appropriazione indebita e riciclaggio. Tanto che l’inchiesta rischia di venire spostata a Firenze, dove ha sede la LegaPro, o a Milano dove si trova lo stabile che Gravina è accusato di avere comprato con la «cresta» sui diritti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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