L'ex magistrato Luca Palamara è stato ospite di Quarta Repubblica per commentare la riforma della Giustiza che è stata approvata in questi giorni in parlamento. Tra le altre cose dette durante l'intervista con Nicola Porro, Palamara ha replicato alle parole dell'avvocato Piero Amara rilasciate a La Verità. "Durante l’indagine perugina nei confronti miei e di Luca Palamara, che io non ho mai accusato di corruzione anche quando sarebbe stato agevole e utile farlo, un pm, scherzosamente, si mise in ginocchio dinanzi a me, nel senso letterale del termine, e mi disse: 'Avvocato mi faccia fare l’indagine della vita su Palamara' (l’accusa era che il mio socio Giuseppe Calafiore gli avrebbe dato 40.000 euro per una nomina a procuratore). Io ho continuato a dire la verità e cioè che non avevo corrotto Palamara", ha dichiarato l'avvocato. Parole che svelano un retroscena importante per le quali l'ex magistrato ha annunciato anche azioni legali.
"La magistratura è una istituzione che deve accertare la verità. Dal segretario generale di Magistratura democratica (Stefano Musolino, (ndr) mi aspetto che faccia lui la battaglia per accertare queste cose. Io ho dato mandato ai miei avvocati di verificare se è vero quello che racconta Amara. Se fosse così, tanti racconti fatti, che hanno fatto in qualche modo drizzare i capelli all'interno della magistratura, forse dovrebbero essere...", ha detto Palamara prima di essere interrotto. Ha poi aggiunto che "la verità è quella che penso sia evidente: c'era una nomina, che è quella alla procura di Roma, si sono rotti degli equilibri interni alla magistratura, perché il tradizione accordo con la corrente di sinistra era saltato. Nel momento in cui c'è uno spostamento verso le correnti più moderate, guarda caso succede un cortocircuito".
Tra Stefano Musolino, segretario di Magistratura democratica, e Palamara, la scorsa settimana si è registrato un forte scontro verbale: il primo era presente in studio e il secondo al telefono. "Farmi dare del condannato da Stefano Musolino, anche no. Facciamo dire a lui se è mai stato indagato. Fa il ventriloquo di Magistratura Democratica, ma se la tenesse per lui. La doppia morale da lui anche no", sono state le parole di Palamara verso Musolino, che al termine della telefonata ha replicato: "Si vede che è sofferente, ma sveliamo questo pettegolezzo di cui lui parla. Prima ancora di diventare Magistrato, sono stato indagato. Lui era Pubblico Ministero e ha chiesto l’archiviazione spero in scienza e coscienza. Se Palamara però viene considerato il vate, vuol dire che abbiamo un problema". In diretta Palamara ha potuto replicare dallo studio, premettendo che "il mio non sarà mai un discorso contro la magistratura ma contro un'ipocrisia che oggi c'è in una parte della magistratura". Per questo motivo, "perché ho e avevo una conoscenza con Musolino, penso che quando si deve attaccare la si debba attaccare in presenza, altrimenti è troppo facile". Inoltre, ha proseguito l'ex pm, "ogni non consento a nessuno di abbinare il mio cognome alla parola scandalo e, soprattutto, a una questione ipocrita, al grande bluff che oggi c'è stato dentro la magistratura".
Palamara ha poi spostato il discorso sul tema della riforma e del sorteggio, a proposito di cortocircuiti, "scandalizza tutti". Eppure, ha proseguito, "c'è una parte della magistratura minoritaria che vuole il sorteggio. Le parla chi, da presidente dell'Anm, non faceva parlare coloro i quali volevano il sorteggio".
Non li facevano parlare, ha spiegato Palamara, perché "chi è stato un uomo di corrente, come lo sono stato io, non vuole il sorteggio perché è la fine del correntismo. E quindi da uomo di corrente la magistratura si blinda per evitare che possa perdere il potere".