Un piano "ombra" per costruire la città. "Lavori per un lustro... con alte parcelle"

Per i pm dalle chat sequestrate emergono "corruzione" ed "eversive degenerazioni"

Un piano "ombra" per costruire la città. "Lavori per un lustro... con alte parcelle"
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«Se riuscissimo a concludere anche solo metà dei lavori che abbiamo avviato in questi sei mesi, avremmo lavori per il prossimo lustro... Ahah»: parola di Giuseppe Marinoni, che il 23 maggio 2023 parla in chat (su cellulari poi sequestrati dalla Gdf) della tela che sta tessendo con un interlocutore e compagno d'affari. Marinoni, architetto e a lungo presidente della Commissione paesaggio del Comune di Milano, per quella tela creata con metodi fuorilegge, è indagato e la Procura ha chiesto per lui l'arresto in carcere in un'inchiesta per corruzione nell'urbanistica. Nel dicembre successivo discute ancora con Federico Pella, manager della società di ingegneria e progettazione J+S, anche lui indagato e a rischio carcere: «Stiamo attuando un Pgt ombra», chatta Marinoni. Che aggiunge: «Ahah... e con alte parcelle». Alcuni giorni prima è Pella a dirsi ottimista su accordi sottobanco e progetti: «Cerchiamo di tararci al meglio e trovare un equilibrio x qualità e collaborazione tecnica. Poi spacchiamo...». La tela di Marinoni e Pella è, per i pm milanesi, quella dello studio su «Nodi e Porte Metropolitane Milano 2050» relativo a una serie di aree di «ampissime estensioni», scrivono gli inquirenti, individuate nel Pgt del 2019 al confine tra Milano e l'hinterland ma senza «precise regole dimensionali e morfologiche». Un'operazione gigantesca, con «l'appoggio e i favori del Comune», che era finalizzata a una «vasta speculazione edilizia gestita da Marinoni e Tancredi (Giancarlo Tancredi, assessore comunale per cui i pm chiedono i domiciliari, ndr) su tavoli non istituzionali attraverso una strategia urbanistica di pianificazione di dettaglio di estesissime aree di territorio». Sulle «Porte» Tancredi assicurava tra l'altro agli investitori «l'appoggio del sindaco Sala».

Un'altra vicenda centrale per gli inquirenti, che dimostrerebbe i patti corruttivi tra pubblico e privato all'ombra del Duomo, è il caso del «Pirellino», un edificio ceduto dal Comune alla Coima di Manfredi Catella e da questo riprogettato con la prestigiosa firma di Stefano Boeri. Negli atti i pm ricostruiscono come Tancredi, Catella e Boeri, «con più pressioni indebite, reiterate nel tempo», avrebbero indotto il presidente della Commissione paesaggio Marinoni «a mutare la propria valutazione, sino a quel momento negativa, nei confronti dell'intervento denominato P39-Pirellino». Ecco come cambia il parere della Commissione. Seduta del 23 marzo 2023: parere contrario; seduta del 18 maggio 2023: parere contrario; seduta del 22 giugno 2023: parere favorevole condizionato; seduta del 5 ottobre 2023: parere favorevole. Nel mezzo «Tancredi, facendo proprie le richieste di Boeri e Catella che minacciavano la rottura delle relazioni che la mancata approvazione avrebbe provocato e riferendo che ovviamente anche il sindaco Sala era stato informato da Boeri per averne l'appoggio», aveva pressato Marinoni, «così da garantire gli interessi» dei coindagati. E nei messaggi al sindaco l'archistar avrebbe persino usato toni «molto risoluti e di comando». Mentre Tancredi «operava attivamente anche al fine di motivare gli uffici del Comune, spaventati dalle volumetrie e dalle altezze (degli edifici, ndr) proposte» nei vari progetti.

Per gli inquirenti, sarebbero emerse «eversive degenerazioni in cui opera la Commissione per il paesaggio» con una «strumentalizzazione che ne fa la parte politica, principalmente l'assessore Tancredi, in sintonia con il sindaco Sala ed il direttore generale Christian Malangone (servendosi del faccendiere Marinoni), per portare avanti relazioni private con gruppi della finanza immobiliare attivi a Milano e la soddisfazione dei loro interessi». Tutto sarebbe avvenuto «nella cornice di un'azione amministrativa viziata da una corruzione circolare, edulcorata all'esterno».

Così la Procura liquida il Modello Milano: «Gli elementi raccolti costituiscono un'ulteriore conferma della degenerazione della gestione urbanistica dell'Amministrazione comunale di Milano, i cui uffici piuttosto che presidio di tutela dell'interesse pubblico e centro della pianificazione e dell'attuazione urbanistica allo stesso finalizzate, sono stati asserviti alle utilità di una cerchia ristretta ed elitaria di soggetti, privati, che hanno imposto programmi e interventi di un'imponente e incontrollata espansione edilizia».

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