Magistratura

Riabilitato il consiglio della Basilicata: sospeso per un'inchiesta flop

Revocate le misure cautelari agli ultimi due consiglieri regionali lucani che erano stati sospesi per un'inchiesta flop

Riabilitato il consiglio della Basilicata: sospeso per un'inchiesta flop

Come avevamo anticipato ieri, il consiglio regionale della Basilicata può tornare al completo. Anche gli ultimi due consiglieri regionali lucani sottoposti a misure cautelari preventive da parte della Procura di Potenza, sono tornati in libertà e quindi possono rientrare nel luogo di rappresentanza per cui i lucani li avevano scelti.

Con l’annullamento delle misure cautelari decade infatti anche l’incompatibilità prevista dalla legge Severino. Sono i consiglieri regionali Rocco Leone e Francesco Piro, uno precedentemente sottoposto a divieto di dimora a Potenza, l’altro all'obbligo di dimora a Lagonegro.

Piro, capogruppo di Forza Italia, era stato arrestato e portato in carcere il 7 ottobre scorso, nella maxi inchiesta sulla sanità lucana con 100 indagati a strascico. Anche il governatore Bardi risulta indagato per peculato, per aver usufruito per se stesso di 3 tamponi Covid sottraendoli alla Asl.

Piro dal carcere aveva rassegnato le dimissioni dal consiglio regionale, poi ritirate quando il gip ha revocato l’arresto sostituendolo con l’obbligo di dimora. Rocco Leone invece aveva deciso di non dimettersi, sfidando la procura che spesso in base a queste scelte decide di revocare la custodia cautelare. Come infatti accaduto per il sindaco di Lagonegro, indagata nella stessa inchiesta, che solo dopo le dimissioni è stata liberata. Oggi lei è libera, ma il Comune ormai è stato sciolto.

Solo la decisione coraggiosa di non dimettersi a seguito di quelle misure cautelari ha consentito al consiglio regionale di non decadere anticipatamente, a tutela della volontà espressa con le elezioni dal popolo sovrano. Nonostante il Pd, che se pure vittima della stessa situazione con gli arresti preventivi all'ex governatore Pittella (poi assolto), avesse subito chiesto le dimissioni di Bardi.

Ma con la sospensione automatica imposta dalla legge Severino anche solo per le misure preventive, mancavano i numeri al consiglio per tenere la maggioranza utile per portare avanti provvedimenti importanti. In sostanza la magistratura decideva preventivamente le sorti della politica lucana.

Oggi finalmente con la revoca delle ultime due misure cautelari, il consiglio torna al completo nello svolgimento delle sue funzioni.

Sarebbe stato molto semplice chiudere la vicenda giudiziaria con le dimissioni ma non lo farò, per rispetto del mio essere uomo e della mia storia personale, del mio lavoro (che mi ha dato il pregio di seguire in circa 40 anni migliaia di famiglie lucane), della onorabilità mia e della mia famiglia” aveva scritto il consigliere Rocco Leone, di professione pediatra. “Voglio ribadire che la mia vita professionale non è stata mai caratterizzata dall’interesse economico (sono sempre stato a fianco dei deboli, dei bisognosi, degli ultimi). Non mi sono dimesso e non intendo dimettermi non per attaccamento alla poltrona ma perché intendo portare avanti una battaglia di libertà. In oltre 40 anni di politica ho sempre agito nei vari ruoli che ho rivestito, nell’esclusivo interesse del popolo lucano. Anche nel mio ruolo di Assessore alla Sanità, in un momento particolarmente difficile, ho sempre operato con onestà intellettuale e trasparenza, alcune volte con il mio carattere forte, però sempre nel rispetto della legge e nell’interesse dei cittadini. Da questo momento potrei dire, come si fa di prassi, che ho fiducia nella giustizia, invece dirò che di QUESTA GIUSTIZIA HO PAURA; sono stato definito “pericoloso socialmente” ma la mia intera vita, professionale e politica, è stata caratterizzata dalla passione, dal sogno di poter dare un contributo per una società migliore. INDIVIDUO SOCIALMENTE PERICOLOSO È COLUI CHE ABUSANDO DEI POTERI DELLO STATO, SENZA CERTEZZE, SMEMBRA LA VITA DELLE PERSONE. Io ho sempre operato curando la vita e la dignità delle persone. Sia ben chiaro che per tutto questo non mi dimetterò ed a costo di passare gli ultimi anni della mia vita nei tribunali, riconquisterò la mia dignità ed il mio onore che sono stati calpestati. Lo devo a me stesso, ai miei figli, ai miei famigliari ed alle migliaia di persone che nel corso della mia vita mi hanno amato e rispettato”.

Oggi il tribunale del Riesame ha dato ragione a lui e a tutti i cittadini lucani che finalmente potranno avere il consiglio regionale che hanno votato.

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