
È una di quelle bacchettate che non passano inosservate. E non solo perché arrivano dal capo dello Stato, Sergio Mattarella, nonché presidente del Csm, ma soprattutto perché è di quelle dure e perentorie, che attengono all'operato dei giudici non tanto come categoria bensì come singoli professionisti. E poi anche perché è stata fatta di fronte a una platea di magistrati ordinari in tirocinio.
Un richiamo all'"irreprensibilità dei comportamenti individuali", ma più di ogni altra cosa una frase chiarissima: "Giudici e pubblici ministeri hanno il dovere di essere e apparire irreprensibili e imparziali, in ogni contesto, anche nell'uso dei social media, con la consapevolezza che, nei casi in cui viene -fondatamente- posto in discussione il comportamento di un magistrato, ne può risultare compromessa la credibilità della magistratura".
Insomma, il richiamo a Giovanni Falcone, che più di una volta ha espresso l'importanza di apparire oltre che essere imparziali, è di quelli sottesi, ma per chi avesse dubbi sul pensiero del presidente della Repubblica basta leggere un'altra dichiarazione altrettanto forte: "Il magistrato non è un'autorità morale". Parole importanti, parole che certificano ancora una volta come la magistratura non sia un potere al di sopra delle parti, semmai al pari degli altri poteri e non immune appunto da vincoli e controlli.
Non per nulla il presidente della Repubblica ha chiosato: "La nostra Costituzione, lungimirante, persegue l'obiettivo di mantenere l'equilibrio tra i vari organi dallo Stato: nessun potere è immune da vincoli e controlli".