È la prima volta al mondo che lo sversamento di greggio avviene a oltre 1.500 metri di profondità, un ecosistema sconosciuto alla scienza. Lo afferma Ezio Amato, già responsabile Servizio emergenze ambientali in mare dellIstituto superiore per la protezione e ricerca ambientale (Ispra), oggi alle Nazioni Unite. La marea nera nel Golfo del Messico «è una tragedia che durerà tantissimo», il pericolo è di intaccare un ambiente «eterno imperturbato», con disastri «incommensurabili».
A preoccupare sono anche le dimensioni della catastrofe. Un paragone dà meglio lidea della vastità della macchia oleosa: «È stata contaminata unarea di 70mila chilometri quadrati, grande quanto il bacino del Po - osserva Romano Pallotta, dirigente dellIstituto di ricerca delle acque del Consiglio nazionale delle ricerche -. Il Medio Adriatico è pari a 130mila chilometri quadrati, è lestensione che fa spavento».
Il problema è che fermare unabbondante fuoriuscita di petrolio dagli abissi del mare è unimpresa ardua di per sé, ma che diventa un incubo se si pensa che lo sversamento può continuare indefinitamente.
«Il buco in fondo al mare emette 200mila litri di greggio al giorno - dice ancora Pallotta -. Quando affonda una petroliera tira fuori quello che ha dentro.
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