«Mai accaduto uno sversamento a 1500 metri di profondità»

È la prima volta al mondo che lo sversamento di greggio avviene a oltre 1.500 metri di profondità, un ecosistema sconosciuto alla scienza. Lo afferma Ezio Amato, già responsabile Servizio emergenze ambientali in mare dell’Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale (Ispra), oggi alle Nazioni Unite. La marea nera nel Golfo del Messico «è una tragedia che durerà tantissimo», il pericolo è di intaccare un ambiente «eterno imperturbato», con disastri «incommensurabili».
A preoccupare sono anche le dimensioni della catastrofe. Un paragone dà meglio l’idea della vastità della macchia oleosa: «È stata contaminata un’area di 70mila chilometri quadrati, grande quanto il bacino del Po - osserva Romano Pallotta, dirigente dell’Istituto di ricerca delle acque del Consiglio nazionale delle ricerche -. Il Medio Adriatico è pari a 130mila chilometri quadrati, è l’estensione che fa spavento».
Il problema è che fermare un’abbondante fuoriuscita di petrolio dagli abissi del mare è un’impresa ardua di per sé, ma che diventa un incubo se si pensa che lo sversamento può continuare indefinitamente.
«Il buco in fondo al mare emette 200mila litri di greggio al giorno - dice ancora Pallotta -. Quando affonda una petroliera tira fuori quello che ha dentro.

Ricordo che quando ci fu il disastro della Haven, nel golfo di Genova, nell’aprile 1991, la petroliera conteneva circa 140mila tonnellate di greggio e prese fuoco. È stato calcolato che circa il 30% del greggio se ne andò con la combustione, che la dissolse. Qui invece la domanda è: quanto durerà questa fuoruscita?».

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