«Mai preso un euro da Gianpi, erano solo pensieri»

Capo chino, occhi bassi, in tuta. Sandro Frisullo ieri mattina alle 10.30 ha lasciato così la sua cella della quarta sezione del carcere di Bari per essere interrogato dal gip per ben tre ore. L’ex vice di Vendola ha cominciato mettendo a verbale un’ammissione, quasi una premessa: l’amicizia con Gianpaolo Tarantini c’era, ed è stata «altamente inopportuna». Ma poi l’esponente del Pd ha cercato di confutare le accuse che lo hanno spedito in carcere. E mettendo in chiaro alcune «imprecisioni» nel lavoro degli inquirenti, riferite in particolare a due telefonate che secondo il gip sosterrebbero il rischio di reiterazione del reato, giustificando così le esigenze cautelari. «Non ho mai preso un soldo da Tarantini», ha ribadito Frisullo, respingendo dunque quanto dichiarato dall’imprenditore, che ha indicato nell’ex vicepresidente della giunta regionale e in un altro esponente del Pd, Michele Mazzarano, i due politici pugliesi a cui avrebbe pagato tangenti. Ma Frisullo ha anche ribadito di non aver mai avuto consapevolezza che Terry e Vanessa fossero escort. Pensava si trattasse di amiche di Tarantini, e che Gianpi si fosse limitato a presentargliele, invece di provvedere al saldo della prestazione. Anche sui regali, ha minimizzato: solo «pensieri» di un amico con grandi disponibilità economiche. Ed è saltato fuori pure che l’imprenditore barese aveva provato ad accreditarsi come intermediario politico tra giunta regionale e governo. L’ha raccontato lo stesso Frisullo ieri al gip: «Tarantini a un certo punto si offrì addirittura di portare me e il presidente Vendola a Palazzo Grazioli per incontrare il presidente del Consiglio. Lo scopo dell’incontro avrebbe dovuto essere ottenere il suo impegno per sbloccare circa 500 milioni di euro di fondi Fas (Fondi europei per le aree sottoutilizzate, ndr)». Il gip gli ha chiesto se la spedizione romana proposta da Gianpi si sia mai svolta, ma Frisullo ha risposto che volle «lasciar cadere» l’offerta. Come detto, poi, ci sono quelle telefonate intercettate e citate nell’ordinanza. Sulla prima, quella in cui l’ex vicepresidente spiega a un «imprenditore» di nome Romano che lui anche se non è in vetrina è «ancora nel negozio», Frisullo ha voluto chiarire ciò che per lui è un equivoco. Romano non è un imprenditore, ma il consigliere regionale del Pd Pino Romano, dunque quel riferimento al «negozio» non alluderebbe a incroci tra politica e affari, ma sarebbe una metafora del Pd. L’altra conversazione che Frisullo ha voluto «ribaltare» semanticamente è una in cui parla del suo sostegno a un imprenditore, Giancarlo Mazzotta.

Ma il suo interlocutore, dice, era il sindaco di Arnesano, Giovanni Madaro, e l’uomo da sostenere è candidato alla poltrona di primo cittadino in un paese attiguo, Carmiano. Insomma, per Frisullo, e per il suo legale Michele Laforgia, ce n’è abbastanza per chiedere la scarcerazione. Anche per le condizioni di salute dell’ex vice di Vendola: soffre di diabete.
MMO

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