Malasanità Al Fatebenefratelli di Napoli

NapoliLa morte da pronto soccorso ha fatto un’altra vittima. Stavolta a Napoli. I familiari di una donna lanciano pesanti accuse e hanno presentato un esposto in Procura contro i medici del Fatebenefratelli ritenuti colpevoli di avere lasciato la paziente 6 ore su una barella senza che le fosse data l’assistenza adeguata. Claudia D’Aniello, 41 anni, ormai morente è stata poi trasferita all’Istituto per la cura dei tumori Pascale dove purtroppo ha poi smesso di respirare.
Dunque ora è Napoli nella bufera per i pronto soccorso, dopo i due casi avvenuti nelle scorse settimane a Roma, all’ospedale San Camillo, dove furono trovati malati adagiati sui materassi poggiati sul pavimento e del Policlinico Umberto Primo e dove fu anche scoperta una donna rimasta legata per quattro giorni su una barella. La vicenda di Napoli presenta similitudini – lo stato presunto di abbandono – con i due casi romani, ma qui si è conclusa tragicamente. Sarà innanzitutto l’autopsia a poter dire se questo decesso potesse essere evitato. Claudia D’Aniello era una bella donna, con un gran sorriso, bionda, occhi azzurri ma, soprattutto tanto tenace. Aveva combattuto contro un tumore al seno, che sperava di sconfiggere. La sua vita era preziosa, non solo per se stessa ma per i quattro figlioletti da crescere, ancora in tenera età. Il primo passo verso la guarigione era stato compiuto con un intervento al Pascale, poi era iniziata la chemioterapia. Era agli inizi, primo ciclo, lo scorso 27 marzo era stata sottoposta a una seduta in ospedale ma, dopo qualche ora di strazio, era tornata a casa. Una settimana più tardi, siamo al 3 aprile Claudia viene colta da malore, dolori lancianti all’addome, i familiari decidono di portarla al Fatebenefratelli. Qui, a detta loro, la donna resta adagiata su una barella per 6 ore senza la giusta assistenza. Alla paziente sarebbe stata diagnosticata una colica renale poi combattuta con antidolorifici e morfina. I dolori non cessano però, Claudia sulla sua barella soffre e solo dopo qualche ora a seguito di una visita ginecologica, alle 8 le viene prescritta una ecografia all’addome urgente. Sì urgente. Invece, sempre a detta dei suoi familiari, fino alle 11 (e sono quindi trascorse altre 3 ore) nonostante i fortissimi dolori e le insistenze dei familiari l'esame non viene eseguito. Da un infermiere apprendono che il radiologo «è in riunione». Solo un prelievo del sangue sarebbe stato eseguito sulla paziente.
Dopo 6 ore di attesa dall'arrivo al pronto soccorso, i parenti decidono di trasferire Claudia al Pascale. Qui la paziente viene sottoposta a esami d’urgenza dai quali emerge la presenza di liquido nell'addome. Poi viene ricoverata in terapia intensiva, sembra che stia migliorando, una condizione necessaria per poter intervenire chirurgicamente. Invece, in serata, le sue condizioni peggiorano, fino al decesso. Deciso a conoscere la verità suo fratello, Guglielo D’Aniello ha presentato un esposto. «Claudia urlava dal dolore e non capivamo perché non si potesse fare una semplice eco che avrebbe chiarito che cosa stesse accadendo.

Forse si sarebbe salvata. Mi ripetevano “ora la portiamo” ma alle 11, dopo sei ore, quando mi hanno detto che il radiologo era in riunione, ho deciso di portarla via. Purtroppo era già tardi».
carminespadafora@gmil.com

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