Malata e senza pensione chiede di morire con l’eutanasia

SOLDI «Ricevo solo 250 euro al mese, ma 100 devo darli a mia figlia che si deve laureare a Siena»

L’AquilaHa un tumore ai polmoni, l'ha scoperto pochi mesi fa e da lì le sue fatiche quotidiane si sono trasformate in calvario. «Sono malata e non so come tirare avanti. Sono cittadina italiana: le istituzioni mi restituiscano dignità e diritti e mi diano la possibilità di curarmi e di essere assistita. Per questo mi rivolgo anche al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Altrimenti mi aiutino a trovare una "morte dolce" - che significherebbe la liberazione - con l'eutanasia, anche all'estero, perché non si può morire ogni giorno, di stenti e nell'animo». Angela Scalzitti, 58 anni, di Castel di Sangro (L'Aquila) racconta così le proprie sofferenze. «Ho sempre pensato che sarei stata bene - spiega in un drammatico racconto alla televisione on line abruzzolive.tv - invece… Mi sono operata e ho dovuto affrontare la chemioterapia. Ogni volta debbo affrontare più di 120 chilometri per andare ed altrettanti per tornare... ».
Lei ha una pensioncina di 250 euro al mese. A metà ottobre la commissione di Medicina legale della Asl di Avezzano-Sulmona ha rigettato l'istanza di accompagnamento presentata per la grave patologia, che la costringe a percorrere 240 chilometri per sottoporsi alle terapie che deve sostenere nel reparto di oncologia dell'ospedale di Pescara. Da qui, il 23 dicembre scorso, la sua decisione di chiedere l'eutanasia: «Se devo continuare in questa maniera mi si dia la possibilità di una fine decorosa. Se in Italia non è possibile, lo Stato mi dia la possibilità di praticarla in un altro Paese».
«Dei soldi che prendo - spiega - 100 euro li mando a mia figlia che sta studiando all'università a Siena. Quel che rimane mi deve bastare. Dopo l'aggravamento ho sollecitato l'indennità di accompagnamento perché debbo pagare una persona che mi aiuta, ma la domanda è stata rigettata senza troppi approfondimenti. Non so come continuare. Tutto è meglio dell'abbandono. Sono cattolica, convinta. Come si può volere l'eutanasia? Si può. È facile se sei costretta a chiedere l'elemosina, se sei costretta a morire di freddo e di fame, a dire a tua figlia di non tornare a casa perché non hai da darle da mangiare». Il Comitato civico interregionale Abruzzo e Molise e i cittadini, dopo il disperato appello, si stanno mobilitando in una gara di solidarietà. La richiesta choc ha mosso il Comune di Castel di Sangro, che ha provveduto a garantire alla donna un autista per accompagnarla in ospedale. Inoltre lo stesso Comune impugnerà, accollandosi le spese di giudizio, il provvedimento che rifiuta l'assegnazione dell'indennità di accompagnamento.

«Non conosco quale sia la legge - sottolinea la signora - ma se vi fosse una normativa che nega un aiuto per curarsi, allora dico che si tratta di una legge razziale e non cristiana, perché porta gli indifesi, i più deboli e fragili a spegnersi soli e in modo indecente».

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