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«La mamma di Don Andrea ha perdonato l’assassino»

Patricia Tagliaferri

da Roma

Nel quartiere di Villa Fiorelli, dove aveva esercitato il suo ministero, ormai tutti lo chiamano martire. A rendere omaggio a don Andrea Santoro, il missionario ucciso in Turchia, un flusso interminabile di persone. Anziani, famiglie, giovani, suore, preti, scolaresche si sono ritrovati nella parrocchia dei Santi Fabiano e Venanzio, a San Giovanni, per l’ultimo saluto. Arriva anche il ministro degli Esteri Gianfranco Fini a rendere omaggio alla salma del religioso. «Sono qui da cittadino ancor prima che da ministro», dice. «Domani mattina (oggi, ndr), accogliendo la richiesta della mamma di don Andrea - rivela subito il vicepremier - telefonerò al presidente Erdogan dicendo che la madre mi ha pregato espressamente di dire alle autorità turche che ha già perdonato l’assassino del figlio. Questa è una dimostrazione non solo di grande carità cristiana, ma anche di quanto fosse profondo il sentimento che legava il nostro sacerdote a quel Paese». Oggi alle dieci i funerali, celebrati nella basilica di San Giovanni in Laterano dal cardinale Camillo Ruini alla presenza dei massimi vertici delle istituzioni e anche di alcuni rappresentanti diplomatici di Paesi a maggioranza musulmana, saranno trasmessi in diretta da Sat2000.
Si trattiene qualche minuto nella chiesa dei Santi Fabiano e Venanzio anche il segretario dei Ds Piero Fassino. «Mi è sembrato doveroso rendere omaggio a padre Santoro - spiega - perché il suo sacrificio ci indica una strada, quella di lavorare perché il mondo sia fondato sulla tolleranza, sul riconoscimento degli altri, sulla comprensione contro ogni forma di integralismo e fanatismo che invece può soltanto rendere più difficile la vita degli uomini». Anche l’esponente di An Maurizio Gasparri ci tiene a firmare il registro delle presenze. «Tutti ci auguriamo che questo ulteriore prezzo pagato dalla presenza della fede cristiana in terre lontane - dice - possa portare ad una riconciliazione, ma nulla ci fa immaginare che questo sia il sentimento che prevalga in molti Paesi islamici». C’è poi la gente comune, tanta e commossa, che si avvicina alla bara con sopra la stola rossa, due rose e il Vangelo aperto. «Il dolore per questa perdita è enorme - dice la signora Jolanda, 80 anni - quando arrivò in questa parrocchia riuscì a riportare tutti i fedeli in chiesa. Le sue parole ci sono rimaste dentro». «Un prete eccezionale - ricorda un’altra signora - ogni tanto lo sentivo dalla Turchia e lui era felice di quello che stava facendo e si diceva tranquillo, non pensava ci fossero pericoli». I ragazzi della scuola privata dell’Immacolata sono in fila con gli altri per salutare quel prete così speciale. Chi era per loro don Andrea? La risposta di ognuno, nella sostanza, è la stessa: «Un religioso che riusciva sempre a dare tutto se stesso». Anche la comunità ebraica ha voluto rendergli omaggio. «Non vogliamo si perda il dialogo che lui aveva costruito», commentano il presidente Leone Paserman e il portavoce Riccardo Pacifici.


Sul fronte delle indagini, intanto, la Procura di Roma vuole acquisire il computer del sedicenne che ha ucciso don Andrea per verificare se il giovane killer possa essere stato influenzato da messaggi arrivati via Internet.

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