Parte la stagione dei calendari. Inutili. La frenesia di mettersi in mostra non risparmia nessuno. Comprese le mamme. Onorata (almeno finora) categoria che era considerata «sacra». Ma poi - complice forse la dilagante mignottocrazia (copyright, Paolo Guzzanti) - anche quest'ultimo argine è crollato e così perfino quelle cinque lettere soavi di «mamma» sono finite nel vortice dell'apparire. Con questo non vogliamo assolutamente abbinare il termine «mignotta» a quello di mamma, ci mancherebbe altro... Due «professioni» che sono - nella maggior parte dei casi - assolutamente incompatibili. Sta di fatto che negli ultimi temopi si sono moltiplicati così i concorsi di bellezza dedicati alle madri (per non parlare di quelli riservati a nonne, gay, transessuali e via sorprendendo) e da lì alla calendariomania il passo è breve.
E così il simbolo nazionale dell'amore puro e dell'affetto disinteressato è finito attaccato ai muri come avviene con le bellone sbattute sulle pareti delle officine dei meccanici o delle cabine dei camionisti. Bando ai sentimentalisti. L'emancipazione femminile passa anche da qui. E meno male che di mamma ce n'è una sola...La mamma, da simbolo di purezza a «calendarina»
Anche loro si spogliano con buona pace di mariti (e figli)
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